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BASILICA DI SAN NICOLA (Largo Elia 13, Bari)

 La Basilica di San Nicola di Bari, pur non essendo mai stata sede del vescovo, rappresenta una delle più importanti basiliche santuario della Cristianità.

Sulle reliquie di un Santo venuto da lontano fondò il suo ruolo guida in campo spirituale oltre che architettonico. Meta di pellegrini provenienti da ogni angolo del mondo cristiano, nonché tappa obbligata per tutti coloro che si muovevano alla volta di Gerusalemme o che, provenienti da Oriente, dovevano raggiungere Roma o Compostella e a cui s'ispirarono gran parte delle monumentali cattedrali pugliesi.
Le mura imponenti, la facciata tripartita, con le archeggiature in alto, le bifore, i tre portali, il massiccio transetto, e all'interno, le tre navate divise da colonne e pilastri, i matronei a trifore sono tutti elementi che fanno della Basilica di San Nicola il prototipo del romanico pugliese. Una sorta di fortezza, simbolo della vittoria della fede cristiana sul potere bizantino che, proprio sul luogo dove si costruì il tempio che avrebbe ospitato il corpo di San Nicola, aveva voluto la Corte del Catapano, la residenza dei governatori bizantini. Era, infatti, molto sentita la necessità di costruire un luogo di culto che potesse cancellare i lunghi anni trascorsi sotto il dominio bizantino e che legittimasse il potere dei normanni molto sensibili nell'incentivare la costruzione di chiese che cancellassero i riti d'Oriente di chi li aveva preceduti. Per questo motivo il vescovo Ursone e il suo successore Elia diedero tutto il loro aiuto nell'organizzare la traslazione del corpo di San Nicola, santo tra i più amati e venerati al mondo, patrono dei naviganti, degli studenti e delle fanciulle. Oltre Bari anche Venezia stava pensando di organizzare la spedizione a Myra, per assicurarsi il corpo del santo. I marinai baresi decisero di anticipare le mosse dei veneziani. Con tre imbarcazioni salparono da Bari il 9 aprile del 1087 per tornare con i resti del Santo il 7 maggio, giorno in cui attraccarono al porto di San Giorgio.

l Iavori per la costruzione del tempio voluto dall'abate Elia con l'aiuto del popolo barese, che considerava le reliquie del Santo come una ricchezza da tutelare, ebbero inizio nel 1087 e terminarono nel 1108. Nel 1089 papa Urbano II consacrò la cripta e vi depose le reliquie. La chiesa superiore fu consacrata nel 1197. Nella chiesa furono sepolti anche alcuni marinai, autori della traslazione. La costruzione di San Nicola (la più antica in Puglia con matronei, avente cioè un piano superiore a galleria per le donne, con affaccio sulla navata centrale) avviene nel pieno di un ciclo artistico ricco e fecondo per la città e segna la maturità di un capitolo nuovo e originale per la scultura e l'architettura della regione. Furono utilizzati, per la sua costruzione, materiali provenienti da diverse chiese, il che spiegherebbe la diversa altezza delle due torri e la differente lunghezza delle fiancate. Differenti tra loro i portali: quello principale fra due colonne sostenute da tori è sobrio nelle linee, contrariamente a quello dei leoni, particolarmente importante per la ricchezza degli ornati e il loro significato iconologico.

 Quest'ultimo è costituito da un archivolto (fascia decorata che corre lungo la faccia anteriore di un arco) esterno e da uno interno. I due leoni, inseriti nel muro come mensole simboleggiano la potenza della Chiesa: hanno tra gli artigli due figure demoniache con corpo di serpente e testa di cinghiale e di capro. Sulle colonnine due capitelli e due dadi intagliati con le figure di contadini che raccolgono le messi e potano le viti: si tratta delle rappresentazioni dei mesi, qui limitate a quelle di particolare valore eucaristico richiamanti il pane e il vino. L'archivolto esterno è invece decorato sull'estradosso (superficie esterna di un arco) con semplici foglie a palmetta e nell'intradosso con animali fantastici: grifi e arpie coronate. La parte più interessante è l'archivolto inferiore: una rara scena di assedio mostra cavalieri armati alla normanna con scudo ad aquilone, lancia e spadone che combattano ai lati di una costruzione a forma di torre munita di una massiccia serratura. L'opera datata all'inizio del XII secolo è tra le prime rappresentazioni europee di cavalieri combattenti ed è stata ricollegata alle sculture della "porta della pescheria" del duomo di Modena, che recano sotto ogni figura il nome di protagonisti delle storie del ciclo di Artù. Queste immagini recentemente sono state ricollegate alle imprese dei cavalieri normanni durante le Crociate o interpretate come immagini del vittorioso assedio normanno di Bari nel 1071.

Nell'interno a tre navate degno di nota è l'altare d'argento del XVII secolo, il soffitto decorato con grandi tele seicentesche del pittore bitontino Carlo Rosa e il ciborio risalente al XII secolo e, infine, il trono episcopale di Elia collocato tra l'altare e l'abside.

È un grande trono marmoreo ricavato da un unico blocco. La parte del sedile e dello schienale ha decorazioni frequenti nella Puglia bizantina dell'XI secolo. La parte inferiore poggia su telamoni (figura statuaria maschile impiegata come supporto reale o fittizio di elementi architettonici) con i tratti del viso deformati dallo sforzo. Nella parte posteriore, due leonesse azzanno vittime umane. Gli storici dell'arte hanno discusso a lungo sulla sua datazione che pare risalga alla seconda metà dell'XI secolo, dopo la distruzione della città da parte del re Guglielmo I detto il Malò, da un ignoto artista che operò a lungo nella basilica.
Il luogo più antico della basilica è la cripta cui vi si accede attraverso una porta decorata con rami e fiori stilizzati.

Le reliquie del santo traslato vi furono deposte nel 1089. Per realizzarla con la rapidità necessaria i maestri che la costruirono impiegarono materiali provenienti da chiese bizantine e longobarde da cui furono tratti e adattati marmi, colonne e capitelli. I pezzi più belli furono impiegati là dove il percorso dei pellegrini prevedeva fermate: all'ingresso e davanti alla sepoltura del santo. Una cancellata chiude la parte sacra. Mentre, protetta da una grata di ferro, nella cripta, è visibile la colonna miracolosa: la leggenda vuole che sia stata trovata nel Tevere da San Nicola e trasportata a Myra per decorare la sua chiesa. Sarebbe stata ritrovata a Bari nel 1098 per occupare il posto dell'unica colonna ancora mancante nel nuovo tempio. Nella cripta, priva ormai dei tesori che l'avevano abbellita nei secoli passati, esiste anche una cappella per la celebrazione dei riti sacri ortodossi.

Nella basilica esiste una sala del tesoro dove sono raccolti prestigiosi doni votivi regalati alla chiesa anche da grandi personaggi della storia e una biblioteca dove si conservano codici, pergamene e antichi documenti.
Il cosiddetto Tesoro di San Nicola è conservato nella Torre del Catapano: dipinti che raffigurano i priori che hanno retto la chiesa fino all'arrivo dei domenicani nel 1951, le bottiglie contenenti la santa manna (l'acqua che si forma nella tomba del Santo), icone e lampade russe, la corona di Ferro e lo Smalto di Ruggero II, incoronato da San Nicola, i doni di Carlo D'Angiò e il reliquario di San Sebastiano.