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http://guide.dada.net/bari/interventi/2001/06/48314.shtml

 

 7, 8 e 9 maggio, ricorre la festa di San Nicola, Patrono di Bari, storia e leggenda si confondono nel racconto della traslazione.

La nostra storia comincia con tre navi cariche di frumento in viaggio verso Antiochia. Passando per le acque della Licia, i marinai cominciarono a discutere della sorte della chiesa di Myra sottomessa ai Turchi, immaginando quale gloriosa impresa sarebbe stata quella di togliere il corpo di San Nicola dalle mani degli infedeli. Duchi Signori e persino Imperatori avevano cercato di prendere le spoglie di S. Nicola che riposavano nella Chiesa del Monastero di Myra, ma tutti tutti erano stati rimandati a mani vuote dal Santo stesso che non intendeva lasciare la sua città. Era noto però che un tempo, di ritorno da Roma e in attesa d'imbarcarsi per Myra, San Nicola stesso aveva detto "Hic quiescent ossa mea" "Qui riposeranno le mie ossa" e qualcuno diceva anche che il Santo era comparso in sogno a un sacerdote di Bari, l'Abate Elia, e gli aveva detto "E' tempo: venite a prendermi". In realtà, pare che la presa di Bari da parte dei Normanni avesse causato gravi danni all'economia della città e che il progetto barese era sì ispirato dalla fede, ma certamente non doveva essere estranea la prospettiva degli affari. Dalle fonti non è del tutto chiaro fino a che punto si possa parlare di progettazione dell'impresa. A me piace l'ipotesi del sogno. Ma torniamo ai nostri marinai nel porto di Andriaco. Dopo aver discusso molto, decisero di madare a Myra un uomo affinchè studiasse la situazione. Al suo ritorno, costui riferì che molta della popolazione era radunata in città per celebrare i funerali di uno dei loro capi, un califo. La notizia li fece desistere dall'impresa e decisero di riprendere il cammino per l'Antiochia. Qui scoprirono che anche alcuni commercanti Veneziani avevano intenzione di trafugare il corpo del Santo; colpiti dall'inaspettata notizia, decisero di anticiparli. Giunti sul luogo la paura li fece quasi desistere, ma il vento contrario che gli impedì di uscire dal porto d'Andriaco fu per loro una divina ammonizione: senza perdere altro tempo, spedirono a Myra altri due esploratori, i quali riferirono che la chiesa era in un luogo piuttosto solitario ed era custodita da soli quattro monaci.

Il 20 Aprile 1087, quindici marinai coi due nocchieri Summissimo e Giannoccaro restarono in armi alle navi pronti a difenderle e a partire in fretta, mentre i restanti quarantasette ben armati si avviarono al tempio, assieme a due sacerdoti baresi, Lupo e Grimoaldo. Giunti di fronte al tempio, alcuni baresi (pare tre) privatisi delle armi vi entrarono. Fecero le loro preghiere (chissà se le sapevano, poi, le preghiere) e pregando pregando videro che effettivamente i monaci erano solo quattro. Gli si avvicinarono e, con aria apparentemente distratta , domandarono dove fosse la tomba di quel grande santo di cui si parlava tanto nella loro città. Un monaco dopo qualche titubanza indicò il luogo dove, secondo il patriarca Metodio, antico storico greco, il prezioso corpo fu calato e coperto di marmo bianco. I baresi allora manifestarono le loro vere intenzioni, dicendo che il papa (in realtà ignaro di tutto) gli aveva ordinato di portare via San Nicola. Poi aggiunsero con sottigliezza mercantile un offerta a cui non poter dire di no: trecento scudi ed il corpo era dei baresi! Quando capirono che con quei soldi, maledetti e subito, non sarebbero riusciti a convincere i monaci, decisero di optare per la rapina.