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Qui di seguito il brano che interessa.
Nel medesimo tempo essendo stati in aiuto di Gottifredo è per loro parte espugnata Gerusalem ne fu incoronato il medesimo Goffredo per Re et alli Pisani come partecipi di tanta vittoria fu dato il Patriarcato ad un loro Cittadino benchè il Platina faccia mentione di un altro lasciato per Vice Patriarca dal vero Patriarca Pisano qual fece ritorno per allhora alla Patria stette in quel tempo l'armata Pisana quattro anni continui in quelle parti e volendo far ritorno a i patrij lidi ricordevoli di alcune ingiurie ricevute da Colajanni Imperatore di Constantinopoli risolvettero (benchè da longhe fatiche indeboliti) volere andare a i danni di detto Imperatore e luoghi e scorrere fino a Costantinopoli del che intimorito mandò sei ambasciatori a chieder paci alli Pisani dalli quali benignamente fulli concessa con alcuni pochi di tributi quali dovesse detto imperatore pagare fra i quali furono cinquanta capi di paramenti per la lor Chiesa del Duomo de i quali ven'era alcuni che per la quantità dell'oro si reggevano ritti.
Appunto del Webmaster: da questa Historie si potrebbe rilevare una contraddizione che potrebbe confermare l’ipotesi che il cognome Colajanni non derivi dalla contrazione dei nomi greci di Nicolaus e Giovanni ma da quello di Kalos e Giovanni;
Il Setaioli scrive questa Historie nel 1650 e si riferisce ad Alessio I Imperatore di Costantinopoli ed alla prima crociata del 1099.
I dati certi di assimilazione del soprannome Kalojannis, Colajanni, Calojanni, Calojani, sono riferiti ad un periodo di circa 300 anni ed a svariati Imperatori di nome Giovanni, in questo caso, leggiamo che l’appellativo Colajanni viene attribuito ad un Imperatore di nome Alessio.
La mia personale opinione che dovrà essere suffragata da ulteriori ricerche mi fa pensare che l’appellativo Colajanni fosse cosi diventato comune che anche dopo oltre 500 anni sia stato superficialmente attribuito ad un componente della famiglia Comnemo.
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Fiumi di parole sono state dette, e molti volumi sono stati scritti riguardo la fondazione di Pisa che si perde negli albori dei tempi.C'è chi la vuole greca, chi etrusca e chi romana, a seconda delle personali convinzioni, conoscenze e convenienze.Ciò non toglie il fatto che al di là delle origini, Pisa sia una città ricca di storia che ha fatto parlare molto di se, e molto ancora lascia da scoprire a tutte quelle persone che per passione o per studio vorranno approfondire l'argomento. Inizierò con la storia di Pisa narrata dalla penna di Giuseppe Setaioli, cittadino della Pisa seicentesca ma è solo l'inizio di tantissime storie pisane, trattate da penne più o meno illustri ma certamente appassionate dalla storia e la bellezza di Pisa.
1. Setaioli Giuseppe.Historie dell'antichissima città
di Pisa.
Historie dell'Antichissima Città di Pisa dalla Caduta prima della
Repubblica in qua 1406 e seconda 1509 con un brevissimo elogio della sua antica
grandezza fatta da me Giuseppe Setaioli suo Cittadino l'Anno 1650 secondo lo
stile pisano. Parte prima Haver visto esser stata intrapresa la fatica da
molti, nello scrivere l'historia della nostra Città di Pisa, come è stato fatto
dal Roncioni, da quello da Vico, da un tal Cavaliere da Paule, Pisani et ancora
dal P. Taioli Pistoiese, è stato causa habbia tralasciato il far questo sì
ancora il considerare che gl'è cosa molto difficile per ritrovarsi scarse le
memorie antiche e che sia necessario passar sotto silenzio, non solamente le
centinaia degli Anni, ma anco più del migliaio si come vediamo nel P. Taioli
che dalla fondazione di essa città se ne passa all'historie di quelle cose che
sono accadute nel tempo della Repubblica Romana che pure tutti gli Autori
confessano esser stata detta città famosa avanti la fondazione di Roma, di
maniera tale che più veridicamente si possano chiamare fragmenti d'historia,
che segura historia. Ho determinato adunque fare un breve ristretto delle sue
grandezze dal quale possa far passaggio a historie più certe e sicure come sono
quelle che dalla caduta in qua della Repubblica che fu nel 1496. L'Antichissima
città di Pisa hebbe origine da Greci, come tutti l'Autori che ne hanno scritto
concordano, benchè siano fra di loro discrepanti di quali popoli di Grecia
havendo del verisimile (tralasciando ogni altra opinione) che venissero da Pisa
Castello d'Arcadia, come Dionisio alicarnassero, Plinio e ..... benchè sopra di
questo molto diffusamente et anco per questa ragione furno detti Alfei dal
fiume che circondava detto Castello in Arcadia, nominato Alfeo, il che chi
desidera vedere più diffusamente legga l'Alberti, nella Descritione d'Italia,
il Biondo e altri. Fu questa Città gran tempo avanti Roma edificata e da
Robilio nel suo itinerario nel Libro I annoverata fra le dodici Città di
Toscana, benchè la stimi molto superiore a quella per essere stata si di
maggior nome come anco di forze. Giacè questa Città fra il fiume Esaro detto
modernamente Serchio, et il fiume Arno quali, secondo Strabone, congiungevasi
insieme alla città di Pisa, avanti fussi levato il suo letto, come hora si
vede, cosa che lo doveva rendere navigabile, mentre tanto di estendeva in quel
tempo, secondo il suddetto Autore, e che quella commodità desse occasione a i
Pisani d'esercitare cotanto la navigazione. Era la Città fabbricata in un
bellissimo Piano, come si vede alla giornata, abbondantissimo d'ogni bene
desiderabile e situata sopra il fiume Arno cosa che porta non piccola vaghezza,
partecipa a detta città il Cielo tutto le delitie della terra, quivi vedesi
bellissime pianure, quivi amene colline, con la vicinanza del mare, è assai
quantità di boscaglie, con ogni sorte di cacce, di pesche e di quello si può
deriderare, evvi ancora commodità di molte pietre da fabbricare che ciò si vede
dalla moltitudine delle torri che assai già conteneva che bisogniava vene fussi
gran quantità poichè si trattava a migliaia di torri et è credibile vi fussero
gran Ponti benchè niente vene sia di memoria; e non paia maraviglia poichè anco
in Roma di molti Ponti se n'è persa le vestigie e pure erano meno antichi per
essere la città fondata molto doppo. Fu questa città di Pisa la più felice e la
più grande ch'habbino hauto i secoli, o almeno pari a quella qualsi sia, nè
paia che tanta lode detta un suo Cittadino ecceda, sapendo molto bene che laus
in ore proprio sordescit, poichè sono per provarlo con ragioni che credo
appagheranno l'intelletto di chiunque si renderà capace di ragione. Dico dunque
che questa città possa paragonarsi ad una Roma, ad un'Atene ad una Thebe, o chi
si sia, in alcune cose essendoli superiore, se bene in altre alquanto inferiore.
Circa alla sua origine, e principalmente già s'è provato abbastanza, hora resta
circa la potenza quale non fu minore a quella de Romani tralasciando quello che
si dice volgarmente come cosa frivola, cioè che sia stata Padrona del Mondo tre
giorni, qualcosa mi è parso d'haver letto, benchè in Autore di poco nome, ma
dico bene che l'è stata più libera, e Signora che non fu Roma, poichè nacque
libera, e Roma cominciò nella soggetione de i Re, cominciando da Romolo, sino a
Tarquinio Superbo, di poi postasi in libertà durò in quello stato circa a 464
Anni, alla quale successero Triunviri, quali tiranneggiorno Roma con tutti
l'Imperatori che di poi la governarono, si che dunque nell'antichità et essere
stata libera sopra a tremila Anni eccedè la città di Roma e per conseguenza
ogn'altra, essendo stata tenuta la città di Roma per la maggiore ch'habbia huto
il Mondo, ma non solo nelle cose già dette resta superiore, si come in queste
ancora sua singolar grandezza ch'è di esser stata la prima ch'habbia ricevuto
il Nome Cristiano et habbia riverita la Croce nella Chiesa però Latina parlando
il che si prova facilissimamente benchè di questo non si trova chi non habbia
scritto della venuta di S. Pietro al Lido Pisano essendo verisimile molto più
la venuta sua prima in questo luogo
che alla costa di Napoli come provano li ... Brancacci asserendo che S. Pietro
dalla Giudea venendo sbarcasse prima ad un luogo di loro dominio e che poi
nell'andare a Roma fusse da marea sospinto alla Città di Pisa, ma io replico in
questo, ch'essendo tanto vicino il Porto Romano era più verisimile che S.
Pietro facessi ogni sforzo di passare oltre e non fermarsi in quel luogo per
alcune settimane essendo il fine di S. Pietro di arrivar presto a Roma per
potere ostare alli progressi Simon Mago ma io dico .. esser più probabile,
venisse a dirittura a Pisa poichè li Pisani sempre mai passavano con i loro
legni in quei mari è che havessero imbarcato S. Pietro oltre a questo evvi
altra viva ragione, che se S. Pietro fu a Napoli, perchè stando tanto tempo non
vi drizzò l'Altare come fece nel Lido Pisano, e se ve lo drizzò perchè lasciò
al successore che venisse a consacrarlo e non andasse a quello di Napoli si
come fece S. Clemente prima di questo nome, e lasciovvi per maggiore certezza
del suo proprio sangue quale vediamo miracolosamente conservarsi a nostri tempi
del qual fatto n'apparisce autentiche scritture nel Sacro Vaticano in un libro
detto il Panteon nella trigesima prima parte .... ...... de conservationibus
Altareis, circa medis, B. Petrus ... primum Altare lapideum In Italiam erexit
statim cum transfetavit circa littora Pisanorum hodie dicitur ecclesia S.ti
petri ad gradus qua ecclesia postea consacravit Papa Clemens Primus con quel
che segue. Per queste dunque ragioni è credibile che prima a Pisa che in altro
luogo si diffondesse la verità angelica havendoci eretto il sopradetto Altare
l'Apostolo S. Pietro quale nell'occhi dell'idolatri non haverebbe possuto fare
se prima non li havessi persuasi al credere nella qual materia molte altre cose
si potrebbe aggiungere quali per brevità tralascio. Fu la nostra città di Pisa
molto felice avanti l'impero si come in quel tempo e doppo ancora, la cui
particolare felicità vedere esporre stimo un perdere il tempo, poichè si
ragionerebbe di materia tanto a noi occulta mentre vediamo ch'a pena haverebbe
certezza di quelle cose che pochi secoli fa furono non che di quelle che
migliara di anni sono state fatte racconterò dunque brevissimamente quello che
viene da Historici veridici come narrano il Biondo, Leonardo Aretino,
Sabellico, Platino e molti altri cose tutte successe dalla declinatione del
Romano Imperio fra le quali cose singolare fu la suggetione che fecero
dell'Isola di Sardignia, della quale essendone stati privati da Musetto già Re
di essa fecero i Pisani una grande Armata essendo in loro aiuto i Genovesi la
recuperarono con non ordinario valore donando la preda a i Genovesi riserbando
a loro istessi l'Isola soggiogorno ancora Cartagine nel 1030 già nominata Tunis
conducendo il Re di quella prigione al Pontefice Romano dal quale fu battezzato
nel medesimo tempo presero l'Isola di Lipari occupata da i saraceni quali
donorno a Conrado Imperatore racquistorno Palermo Città principale di Sicilia
ancor lei occupata da i medesimi saraceni per longo tempo dalle cui spoglie
diedero principio al famoso Tempio del Duomo et al Vescovado fabbrica così
grande e bella che pareggia ogni edifitio de nostri tempi nell'Europa che
possiamo credere che l'età superiori habbino hauto molti maggiori edificij nel
tempo loro più florido il che ne da testimonianza Plutarco facendo mentione di
un gran tempio vicino a Pisa del quale vi è gran dubbio dove fussi, benchè il
medesimo Plutarco dica Pise erat templum marmoreum insignie apud aquas
statarias alcuni vogliono che questo potessi essere S. Piero a Grado, già fussi
tempio degl'Idoli qual non pare verisimile per più ragioni perchè dice vicino a
stagnio essendo otto miglia lontano detta Chiesa più vicino al mare e alla
città di Pisa e poi se fussi stato questo tempio S. Clemente haverebbe fatto
qualche mentione essendo stato consacrato da lui il sopracitato Altare
aggiungendo molti per ragione che a proposito di questo vi haverebbono da
essere qualche vestigia al quale rispondo che evvi San Guido già convento di
Monaci e fatto longhissimo tempo doppo forse d'un migliaro d'Anni e non di mena
a pena ce n'è vestigie; alcune volte combatterono li Pisani con li Genovesi e
portaron per mare contro essi molte vittorie; dierono aiuto a Galli
nell'acquisto di Terra Santa, vinsero il Re di Miorca Saracino, Anassardeo
chiamato e l'uccisero con rotta di cinquantamila saracini conducendo a Pisa la
Regina con un suo fanciullino quale allevarono et istruirono alla fede avendolo
fatto canonico della Chiesa Cattedrale a cui poi restituirono il Regno
facendolo loro tributario, grandezza non piccola d'animo de Pisani
ch'acquistando giuridicamente un Regno ne fecero un dono. Nel medesimo tempo
essendo stati in aiuto di Gottifredo è per loro parte espugnata Gerusalem ne fu
incoronato il medesimo Goffredo per Re et alli Pisani come partecipi di tanta
vittoria fu dato il Patriarcato ad un loro Cittadino benchè il Platina faccia
mentione di un altro lasciato per Vice Patriarca dal vero Patriarca Pisano qual
fece ritorno per allhora alla Patria stette in quel tempo l'armata Pisana
quattro anni continui in quelle parti e volendo far ritorno a i patrij lidi
ricordevoli di alcune ingiurie ricevute da Colajanni Imperatore di
Constantinopoli risolvettero (benchè da longhe fatiche indeboliti) volere andare
a i danni di detto Imperatore e luoghi e scorrere fino a Costantinopoli del che
intimorito mandò sei ambasciatori a chieder paci alli Pisani dalli quali
benignamente fulli concessa con alcuni pochi di tributi quali dovesse detto
imperatore pagare fra i quali furono cinquanta capi di paramenti per la lor
Chiesa del Duomo de i quali ven'era alcuni che per la quantità dell'oro si
reggevano ritti. Non fu meno grandezza quella che in arrivando all'Isola di
Corsica per tempesta sospinti havendo l'animo volto a riscacciar Museto dalla
Sardignia più volte da lui ostinatamente ripresa che quelli di Corsica
conosciuta l'Armata Pisana senza combattere spaventati dalla fama del lor
valore si arresero. Non solo stimavano li Pisani cosa gloriosa il vincere
quanto il perdonare e l'aiutare con le loro armi le Christiane monarchie come
più infatti fecero, e particolarmente quando con numerosa armata di quaranta
galere andorno in aiuto di Almerico Re di Gerusalem, per l'acquisto
d'Alessandria occupatali da .... barbari e quanto fu la premura che tenevano di
porgere aiuto all'interesse della Christianità in infinite occasioni si vedde e
più degli altri a Santa Chiesa alla quale fecero quella servitù e
quell'ossequio che mai altre nationi facessero massime in tempi tanto calamitosi
quando non era di forze d'armi si potente fra le quali dimostrationi fu quella
particolare quando riceverono con tanti honori Gelasio Terzo che fuggiva la
persecutione di Larico III Imperatore; il medesimo fu fatto verso Calisto II
dal suo ritorno di Borgognia il quale poi per benemerito diede l'Investitura
della Sardegnia facendoli honore così grande come fu quello del consacrare di
sua mano alcuni Altari nel Duomo di Pisa prerogativa si grande che non so qual
sia quella città che si possa gloriare di simile honore che due Pontefici
habbino successivamente Gelasio consacrato il Duomo e di poi il sopradetto
Calisto gli Altari. Passarono di poi nella Sicilia con l'Imperatore per
scacciare Ruggieri quale l'haveva occupata et usurpatosi dello Regnio conservarono
ancora il Regnio di Napoli molti anni investendone il sopradetto Ruggieri con
ritenersi alcune città marittime; portarono da Constantinopoli in .... di
vittoria le Pandette o vero Colonne memorabili, quali donarono a i fiorentini
non come alcuni igniorantemente dicono che fussero tolte; dierono queste per
contraccambio alli fiorentini per haver guardato li contorni di Pisa infestati
da Lucchesi nella loro assenza è ben vero ch'erano lucidissime e dicesi che
vedevansi in quelle per Arte Magica li futuri avenimenti e parendo che non
stessi bene il conservare tra Cattolici cosa di superstitione l'affumicorono li
Pisani avanti le mandassero benchè alcuni affermino che non fussi ragione di
stato il mandar quelle tanto poteva pregiudicare in progresso di tempo alla
Città di Pisa. Fu preso da medesimi Salerno per assedio e fatto molte opere a
pro della Chiesa e Religione cristiana che invero se in quei tempi non fussi
stata la forza e valore de Pisani molto male haverebbe fatto il Cristianesimo
per l'inondatione grande de Saracini quali scorrevano l'Italia per il che il
sommo Pontefice molte volte diede il Gonfalone di Santa Chiesa alli Pisani
dichiarandoli per difensori di essa, intromettendosi alcune volte il Sommo
Pontefice ad aggiustare le differenze e guerre nate fra li Genovesi e li Pisani
quali erano tante internate che difficilmente si poterono acquietare
distruggendosi fra di loro queste Repubbliche benchè molto superiori ne
restassero sempre mai li Pisani. Fu creato il loro Vescovo con titolo di Arcivescovo,
primate di Corsica e della Sardegnia. Diedero a Gregorio Undecimo due galere
per passare di Francia a Roma. Fu honorata la città di Pisa da molti potentati
si Papi come Imperatori fra i quali ricevè reputatione non piccola per la
....... di molto tempo dall'Imperatore Ottone Primo di Germania quale
affetionato a detta Città non pareva se ne potesse partire e nella sua medesima
partenza lasciò alcuni Baroni principali della sua Corte quali elessero con
gesto dell'Imperatore la Città di Pisa per loro Patria e di qui ne vennero i
Visconti, Lanfranchi, Gualandi, Orlandi, et altri. Fu aiutato in quei tempi
Federigo Barbarossa da loro contro a Milanesi a i quali veramente usò non
piccola crudeltà spianandoli la città gettandoli sopra il sale costringendo i
poveri milanesi ad andare ad habitare altrove qualcosa senza l'aiuto de Pisani
non haverebbe possuto fare; nel medesimo tempo fecero tributario Parassone Re
di Sardegnia quale con l'aiuto de Genovesi s'era partito dall'obedienza de
Pisani dandoli conditioni fra l'altre che dovessi comprare in quello di Pisa
terreni per mille lire e fare un Palazzo nella città quale dicano fussi di
lungo Arno, chiamato il Palazzo Vecchio. Andorno in aiuto di Almerico ancora Re
di Gerusalem in Ascalona città occupata da Saladino Re di Babillonia;
soggiogarono Albegnia e di venno guerra di nuovo con i Genovesi nel 1170 e per
tanto ritrovandosi alla Bocca del Rodano fcero una breve scaramuccia quali fra
pochi giorni a suasione di Gregorio VIII fecero pace qual Papa erasi transferito
a Pisa; mandarono di nuovo a Barbarossa l'Arcivescovo Lanfranchi con Cinquanta
Galere quale andava all'acquisto di Terra Santa quali essendo pericolato
Barbarossa nel mare li Pisani caricarono le navi di Terra Santa e ritornarono a
Pisa e di quella terra ne fu fatto il Camposanto principiato per opera di un
tal Arcivescovo de Visconti pisano fabbrica che in questo genere non ha pari
sendo storiato tutto a fresco di mano di valentissimi homini di quel secolo
quale vogliono molti sia fatto a similitudine e grandezza dell'Arca chi fussi
quel Barbarossa che pericolasse nel mare non ho saputo trovarne certezza poichè
Federigo II morse di suo male anzi affogato con un guanciale dal Manfredi suo
figlio naturale mentre si ritrovava gravemente infermo, vien questo descritto
da Leandro Alberti e per ciò è stato da me qui inserito. In quei tempi prevalse
appresso de Pisani l'amicitia di detto Federigo II essendo stati sempre affetti
all'Imperatori et essendo poco affetto alla Chiesa anzi inimico fu la rovina de
Pisani poichè a suasione sua tralasciorno quell'osservanza che sempre havevano
hauto alla Chiesa e di difensori della medesima furno capitali inimici
spingendosi più a volte con le loro forze a danni di quella et particolarmente
quando andorno con l'Armata verso Roma havendo preso Civita Vecchia passorno
avanti e necessitorno il Papa il pigliar la fuga che si era fatto forte e poco
vi mancò che non lo facessero prigione depredando tutto il tesoro di Santa
Chiesa a requisitione del suddetto fecero non minor male trattenendo prigioni
il Vescovo Prenestino et Odone passavano al Concilio Lateranense ove eravi
Gregorio nono Papa con molti prelati radunati contra il medesimo Federigo funo
fatti detti prelati prigioni alla picciola isola di Meloria vicino alla foce
del Porto Pisano quale isola hebbe il nome et i fatti di malora poichè la
rovina della lor grandezza hebbe origine da questa atione essendo falzo come il
volgo dice che fussero affondati quei Prelati che per molto tempo furno
dall'Imperatore Federigo ritenuti prigioni si come dal sopracitato Alberti et
altri confermono. Successe poco tempo doppo ch'infestandosi del continuo le due
Repubbliche Pisa et Genova non tralasciavano mai di perseguitarsi et havendo li
Pisani dato innumerabili rotte a i Genovesi le quali il raccontarle sarebbe
cosa troppo longa fu da quei con ogni sforzo posta insieme grossa Armata e
conoscendo ch'allhora era il tempo a similitudine delli Gentili contra agli
conoscevano dover essere Iddio adirato giustamente contro quelli pensavano esser
cosa facile il soggiogarli così dunque li Pisani con disanvantaggio di tali
peccati incontraronsi nell'Armata Inimica vicino all'Isola sopradetta acciò che
..... havevano fatto il peccato facessero la penintenza e fussi più evidente il
gastigo di Dio. Affrontaronsi li Pisani con li Genovesi e doppo qualche
combattimento restorno perdenti a tal segnio che vi lasciorno quarantanove
Calere con circa cinque o seimila prigionie secondo alcuni altri quindicimila,
quali condotti a Genova furno trattati con non piccola crudeltà, essendo morti
nelle prigioni due o tremila buoni cittadini e così successe la rovina di
questa Gran Repubblica quale andò sempre come si sentirà in declinatione; fu
preso da medesimi Genovesi Livorno seguendo il corso della vittoria, ....
valendosi della fortuna e del tempo li fu ancora tolta la Sardegnia da Gregorio
anzidetto, mutata dunque fortuna cominciorno le cose si esterne come interne a
volger faccia e li medesimi cittadini mutando costumi cercorno di finire e
rovinare la propria Patria e tributare alla lor servitù quella che era solita
farsi tributarie le corgne. Il che riuscì a un tal Conte Ugolino della
Gherardesca homo di molto valore per essere stato in Comando di Guerra in pro
della sua Patria, ma persa la fede si fece tiranno di essa, chiamandosi conte
di Pisa il che fu nel 1282. Ma non vi andò molto che fece di tal mancamento la
penitenza fu scacciato e benchè con l'aiuto de fiorentini fussi rimesso poco
durò essendo stato fatto prigione con la moglie e figli dagli suoi concittadini
e posto in una Torre a cui dettero felicemente il nome chiamandosi la Torre
della fame nella quale morendo di fame con tutti li suoi di casa trovò nella
fame quella fama che ingiustamente era andato cercando. Atione tanto esagerata
dal pietoso Dante quale biasimando troppo appassionatamente li Pisani con
auguri esecrabili facilmente haverebbe dato a credere esser stata così tanto
ingiusta questa se non si praticasse che la ragion di stato alla giornata ne ha
dato infiniti esempi nell'estirpatione de i ribelli, correndosi da molti troppo
facilmente nel tracciare l'atione altrui si come di quell'atione fatta contro
la Chiesa, quale io danno come cattivissima, ma non di meno da non essere
esagerata da persone che siano macchiate di ationi poco giuste, quali accidenti
simili non sono accaduti in varij tempi, leggasi quelle che hanno fatto non una
volta ma ben mille li Romani verso li sommi Pontefici, quante volte ne hanno
fatto prigioni, ne hanno scacciato di Roma, quanti cardinali e prelati sono
stati uccisi per semplice ragione di stato se noi havessimo ad interrogare il
nostro benemerito Dante che cosa li paressi circa l'atione fatta da scuoi
concittadini a tanti soggetti non solamente laici ma ecclesiastici fra i quali
la morte del cardinale Ubaldino cosa veramente molto più detestabile che far
prigioni, qual cardinale fu strozzato con il roccetto e quello che fecero al P.
Savonarola homo di tanta santità che veramente habbiamo più occasione di ......
che senza dio benedetto e havessi a gastigare secondo ogni atione che facciamo
pochi ...... e città sarebbono in piedi e conoscendo il nostro Buon Pastore
Alessandro IV che ognuno è sottoposto a errare e che Dio non vuol la morte del
peccatore ma che si converta e ....... perdonò alli Pisani ........ quello che
havevano fatto contro Santa Chiesa e parve che miracolosamente detto perdono
venisse dal cielo poichè essendo stato dalla repubblica Pisana battuti
quattromila fiorini d'oro col conio della Repubblica di Pisa furno mandati a
donare al sopradetto Alessandro per ..... di humiliatione, ............... la
vaghezza di tal ...... senza haver sentito parola alcuna del portatore disse
sia benedetto chi ha battutto questa si bella moneta, allora replicò il
portatore (che era il suo confessore preso per mezzano dalli Pisani) sono della
Repubblica di Pisa quale offerisca a S. S. chiedendo perdono di ogni offesa
fatta a S. Chiesa con altre simil parole, S. S. replicò le beneditioni dicendo
che perdonava alla Repubblica e per tal effetto restituilli tutti i Privilegi
fatti dalla medesima chiesa a i Pisani e poco doppo mandò un suo legato alla
città di Pisa con i medesimi quattromila fiorini et ordinò che del ricevuto
dono se ne fabbricasse uno spedale per i poveri infermi quale suddetto fu
eseguito solennemente con solenne processione, cantandosi messa con tutto il
clero fu posta la prima pietra dal medesimo legato in quel luogo dove erano
prima le monache d'ognisanti transferite con autorità Pontificia a S. Vito. Fu
la città di Pisa travagliata Ridolfo Imperatore di poi Uguccione della
Fagiuola, tiranneggiò Giovanni Donarciatico, il Conte Taccio, il Gambacorti
nominato Pietro, Giovanni dell'Agniello fattosi Duca della Città nel 1364
Giacomo Appiani a cui successe Gherardo suo figlio quale vendè la città a
Giovanni Galeazzo Visconti primo Duca di Milano seguitò nella Signoria mancato
il fiorentini per somma di denari il che intendendo li Pisani e non volendo
esser signoreggiati da fiorentini recuperarono la liberà stando in questo
termine il Gambacorti introdusse con tradimento i fiorentini e la tennero
soggetta fino all'Anno 1494 nel qual tempo sendo in Italia Carlo VIII con un
potente esercito passando per Toscana rimesse in libertà la città di Pisa e
stettero così fino all'Anno 1509 mantenendosi fin tanto che essendo stato vinto
l'esercito de venetiani ................................... da Lodovico XII Re
di Francia et essendo assediati li Pisani da fiorentini e non potendo haver
soccorso da loro confederati havendo fatto ogni loro sforzo che fino le donne a
guisa di nuove amazzone si erano impiegate nella difesa aiutando a terrapienare
l'offese muraglie e cedendo alla fortuna il lor valore restorno in potere de
fiorentini e così lacrimando la loro calamità con animo magnanimo a guisa di
feroci destrieri scossersi il freno della servitù abbandonando la maggior parte
la città chi andando in Sicilia chi in qua e chi in la e così rimase questa
città come abbandonata quale fu si potente e gloriosa avverandosi quel detto
che ogni cosa che ha principio ha fine. Evvi in questa città lo Studio
............. nel 1309 quivi fu radunato il Concilio quale nel 1400 per
svellere lo scisma de Pontefici di Gregorio II e Benedetto XIII che fu creato
da i cardinali Alessandro V e privati i dua sopradetti come dimostra il Platina
e altri fu .... in questa città un conciliabolo di alquanti cardinali contro a
Giulio II nel 1511 et havendosi dato principio a tal inconvenienti si levò il
popolo in arme con gran fretta scacciandone tutti quei che a tal cosa si erano
radunati come afferma l'Alberti servendo questo di gloria a Pisani e non
d'infamia come alcuni malevoli dicono poichè si vede il zelo che hebbono
dell'honore di Santa Chiesa scacciando quei tali che a tal nequitia si erano
radunati. Gli homini illustri che ha partorito questa città sarebbe cosa longa
il raccontarli poichè era necessario che fussero homini grandi in Arme
comandando in diversi tempi a si grande Armata arrivando fino al numero di
trecento Galere; li ambasciatori che hebbe detta Repubblica dalla
confederatione di tanti imperatori si orientali come occidentali possi
comprendere la grandezza de Cittadini era tale che una parte di lor .......
potevano mantenere una galera in acqua, .... questi tali la Repubblica dava una
prerogativa di poter merlare le torri paterne; eravi Consoli o Anziani li quali
si resero tanto celebri che dalle corone medesime erano familiarmente trattati;
qual fussi l'animo loro dalle fabbriche si puol vedere che fabbricarono i
medesimi consoli in diversi tempi fabbriche così grandi come furno l'Arsenale
nel quale in termine di un anno fabbricavano venticinque e trenta galere i
ponti che furono fatti, il San Giovanni, il Campo Santo con molti altri
edifitij senza i ...... che in questi tempi se n'è perso la notizia cagione
buona essendo stati ............ che ha patito massime l'Archivio pubblico non
havendosi scritture che passino trecento anni e quel poco che vi resta di
memoria ritrovasi appo alcuni particolari o per li scrittori che ne hanno
scritto. Partorì la città di Pisa dua Pontefici, Eugenio III Pontefice di tanta
Santità che meritò d'essere scritto fra i Beati del suo ordine, Urbano VI
benchè li Napoletani pretendino per esser nato in Napoli esser loro patriotto
dicendo il Ciaccone tanto chiaramente che Urbano VI fu di padre pisano da
Perigniano posto nel Tenitorio di Pisa e conferma questo l'haver creato
Giovanni Moricotti Pisano Cardinale nominato suo nepote. Ha hauto la medesima
città molti homini .......... i quali il raccontarli sarebbe troppa longhezza
benchè habbino prevalso l'Armi alle lettere cosa che doveva essere il contrario
poichè havendo hauto origine da i Greci più famosi in lettere che in Armi che
mantenendo la loro grandezza più col sapere che con la forza haveriano hauto
havere li Pisani ereditaria quella inclinatione alle lettere e quindi è che la
memoria nostra trascurata da i proprij cittadini ha messo in oblivione le
nostre grandezze quali ......... poichè chi si sanno sono state da altrui
descritte e se dalla patria fussi stato esagerato le loro prerogative come
vediamo esser stato fatto in tante altre città messe in Cielo empireo da i loro
scrittori si sariano possuti empire molti volumi. Partorì questa città numero
grande di servi di Dio quali in varij tempi l'illustrarono furno nel numero di
questi tre monaci dell'ordine di S. Benedetto canonici lateranensi e canonici
lateranensi tre della religione di S. Francesco, n. nove dell'ordine di S.
Domenico, ventidue sacerdoti e quattro laici fra i quali fu Bartolomeo della
Spina et Ranieri il primo autore della Panteologia e l'altro della Pisanella
dell'ordine monastico di S. Romualdo ancora di questo tre delli PP. Gesuati
fondati dal P. S. Giovanni Colombini N. quattro Anacoreti furono quattro con S.
Ranieri se però vogliamo nominarlo Anacoreta; di S. Agostino due se ne ritrovano
nelle croniche di quella religione; furno ancora dua martiri pisani San Turpè
et il Beato Signioretto; tre Arcivescovi furno hauti in gran veneratione hauti
per beati. Fuvvi un confessore Beato Guido della Gerardesca; non mancano nel
sesso feminile donne di esimia santità quali arrivorno al numero di undici.
Ingrandì la gloria della città di Pisa molti homini segnialati che con
donationi e privilegi l'aggrandirono come fece Ottone sopracitato Enrico la
Contessa Matilda quale dotò magnificamente la Chiesa Pisana come
l'Arcivescovado ...... era stato fatto donatione di castella Alessandro III non
meno l'illustrò nell'esser stato .... di quella ancora fu il figlio di
Nassardeo Re di Maiorca quale fatto ...... dalli Pisani fu di poi restituito
nel Regnio come già s'è detto. Ha dato la medesima città sepoltura ad
Imperatori come di presente si vede il sepolcro Enrico del Buoncompagni nepote
di Papa Gregorio XV. Altri cardinali come lo Scarlatti, il Moricotti amendue
cardinali di Santa Chiesa si come additano infiniti altri personaggi grandi le
tombe del Camposanto che per il tempo se n'è persa la memoria. E per dar fine a
questo mio breve discorso solo dirò che la città di Pisa non porta invidia a
qualsi sia perchè se dureranno le glorie dell'altre città quanto hanno durato
quelle di Pisa faranno assai. Faccio termine portando il non plus ultris delle
sue lodi fatto da una penna non di historico adulatore nè di una appassionata
lingua ma di santo tanto grande quale fu il mellifluo Bernardo quale scrivendo
a i Pisani lasciò di loro questa perpetua memoria per l'affetto de quali
testificò ancora il medesimo nel gran dono che fece alla Chiesa Pisana del
legno della Santa Croce Tesoro il maggiore che racchiuda in sè la città di Pisa
venendo da mani di cui non si può dubitare havendo hauto S. Bernardo si stretta
amicitia con molti potentati della Cristianità. ‘Lettera di san Bernardo a Pisani Pisanis viris consulibus con
consiliarijs et civibus Bernardis Abbas dictus de ClaraValle salutem et Pacem
et vitam aeternam. Bene faciat vobis Deus et
meminerit fidelis sevitijs et pie compassionis et consolationis et honoris quae
sponsae filijs eius in tempore malo iet in ... afflictionis suae exibuistis et
exibetis. Et qui de hoc iam ....... ex parte et orationis huius nonnullus .........
......... . Digna plane retributio celeri ... compensatur effectu. Iam
pro .... tecum ..... Deus. Populus quae elegit in haegreditate sibi. Omnino
populum acceptabilae’ Nota delli Beati che ha hauto la Città di Pisa in diversi
tempi San Ranieri Confessore Pisano della nobil famiglia delli Scacciari. San
Turpè Martire pisano cortigiano di Nerone. Beato Signoretto Martire pisano, di
qual famiglia non si sà. Beato Pietro Gambacorti nobil Pisano, fondatore
religione di S. Girolamo. Beata Perana Perani, anacoreta Pisano. Beato Ugo da
Fagiano, Pisano Arcivescovo di Nicosia, et fondatore del Convento di Nicosia di
Calci. Beato Sinibaldo Pisano dell'ordine di S. Domenico. Beato Odemondo Mosca
nobile Pisano dell'ordine di S. Domenico. Beato Marco Pisano, Canonico Regolare
lateranense discepolo del Beato Giovanni Confessore e familiare della B. Bona.
Beato Lorenzo da Ripafratta dell'ordine di S. Domenico. Beato Lamberto Gambassi
nobil Pisano dell'ordine di S. Domenico Beato Guido della Gherardesca
confessore Nobile Pisano. Beato Gregorio Pisano, Monaco di S. Benedetto Abbate
di S. Michele a Orticaia confessore della beata Gherardesca Pisana. Beato
Giovanni da Pereta Pisano, dell'heremiti di S. Agostino. Beato Giovanni Pisano
Canonico lateranense, custode di santa Bona. Beato Giovanni della Pace, nobile
Pisano Anacoreta. Beato Giordano Pisano dell'ordine di S. Domenico. Beato
Filippo Gambacorti, Nobile Pisano Gesuato. Beato Filippo da Calci nobile
Pisano, Domenicano. Beato Fine delli Eremitani di S. Agostino fondatore del
Convento di S. Agostino di Pisa, chiamato San Niccola. Beato Eugenio III Pisano
Monaco Cisterciense. Beato Domenico Vernagalli, nobile Pisano monaco
Camaldolense. Beato Buono Pisano dell'ordine Camaldolense fondatore di S.
Michele in Borgo. Beato Basilio Monaco dell'ordine di S. Domenico familiare di
S. Bona. Beato Bartolomeo Pisano, Monaco Camaldolense. Beato Baldovino
Cardinale Monaco Cistercense Arcivescovo di Pisa, alcuni dicono fussi francese,
benchè non sia vero. Beato Antonio Tigrini delli minori di S. Francesco, Nobile
Pisano. Beato Andronico della Rocca Nobile Pisano del terzo ordine di S.
Francesco. Beato Agniello Agnielli, Nobile Pisano dell'ordine di S. Franscesco.
Beato Alberto Pisano dell'ordine di S. Francesco. Beato Domenico Cavalca Pisano
dell'ordine di S. Domenica. Beato Luca Pisano dell'ordine de Gesuati. Beato
Simone Saltarelli fiorentino Arcivescovo di Pisa, per la straordinaria
affetione fattosi chiamare Pisano. Beato Bartolommeo da San Concordio Pisano
dell'ordine di S. Domenico, autore della Somma Pisanellis. Beato Ranieri
Segalozzo nobile pisano dell'ordine di S. Domenico. Beato Oddone della Sala
Nobile Pisano dell'ordine di s. Domenico Arcivescovo di Pisa. Beato Lotto
Pisano Converso di S. Domenico. Beato Ranieri da Pisa dell'ordine di S.
Domenico autore della Paleontologia. Beato Agostino Pisano dell'ordine di S.
Domenico. Beato Simone da Casciana nobile Pisano dell'ordine di S. Domenico.
Beato Baronto Pisano dell'ordine di S. Domenico. Beato Guglielmo da Pisa
Converso dell'ordine S. Domenico. Beato Ranieri Lungo Nobile Pisano dell'ordine
di S. Domenico. Beato Rinaldo da Pisa Converso dell'ordine di S. Domenico.
Beato Gaddo della Gherardesca Nobile Pisano dell'ordine di S. Domenico. Beato
Bonifatio della Gherardesca dell'ordine di S. Domenico Vescovo di Chirona.
Beato Niccolò Visconti nobil Pisano dell'ordine di S. Domenico. Beato Bonifatio
da Pisa dell'ordine di S. Francesco Vescovo di Solci e poi di Corbia in
Sardegnia nel 1325. Beato Filippo Longo Pisano dell'ordine di S. Francesco.
Beato Musotto Alerti nobile Pisano dell'ordine di S. Domenico. Beato Gherardo
Alliata Panormitano converso delli minori di S. Francesco per discendenza
Pisano. Beato Bartolomeo Malacina Pisano dell'ordine de minori di S. Francesco
Vescovo Emporiense in Sardegnia. Beato Giovanni Pisano dell'ordine de minori di
S. Francesco Vescovo di Corona e poi Arcivescovo di Pisa. Beato Bartolommeo
Albizi Pisano dell'ordine di S. Francesco, autore del Libro delle Conformità
Beato Pietro Monaco Pisano dell'ordine di S. Benedetto Arcivescovo di Pisa
l'anno 1106. Beata Maria Mancini Pisana dell'ordine di S. Domenico. Beata N. è
serva della Beata Gherardesca Pisana. Beato Filippo Gambacorti Nobile Pisano
dell'ordine de Gesuati Beata Giulietta Pisana Vergine discepola della Beata
Gherardesca. Beata Gherardesca Pisana delle Conti Gherardesca Monaca
Camaldolense. Beata Elena Pisana dell'ordine di S. Domenico Beata Diana da
Santa Maria in Monte Diocesi di Pisa. Beata Cristiana Vergine da Santa Croce di
Vald'Arno, stato già di Pisa, monaca Agostiniana. Beata Chiara Gambacorti
nobile Pisana dell'ordine di S. Domenico. Betata Agata del Tosato Vergine
Pisana Discepola di santa Bona. Beata Bona da Pisa Vergine dell'ordine di
Canonici regolari. Beata Perpetua Pisana Conversa dell'ordine di San Domenico.
Beata Ubaldesca Vergine Pisana dell'ordine Gerosolimitano. Padre Paolo Ceccotti
della Compagnia del Gesù Laico Pisano, morto l'anno 1612. Padre Giovan Battista
Ceccotti della Compagnia del Gesù fratello del sopra detto. Prete Bernardino
Mariani di Pisa sacerdote, fondatore del monastero delle monache di S. Teresa
di Pisa Anno 1649. La vita de quali Beati Pisani possi vedere in un libro fatto
dalla ......... quale Troncia, homo eruditssimo nell'historia pisana,
intitolato Libro de Santi Pisani. Nota delli Cardinali che ha hauto la Città di
Pisa e suoi Arcivoescovi. Cardinale della Gherardesca Cardinale Visconti di
Gallura Cardinale Mosca Cardinale Malcon di Mori Cardinale Moricotti Cardinale
Rossi Cardinale Nigelli Cardinale Dedoni Cardinale Malcondine Cardinale del
Lante Nota delli Vescovi dall'Anno 313 in quà Giovanni Vescovo Vulpio Vescovo
Platone Vescovo Giovanni Vescovo Teodorico Vescovo Guidone Vescovo Landolfo
Vescovo Adimberto Pisano Arcivescovo nel 1090..... Anni 12 Pietro Pisano
Arcivescovo Anni 25 Ruggieri Arcivescovo Anni 2 Roberto Arcivescovo e Cardinale
Anni 8 Baldovino Francese Arcivescovo e Cardinale Anni 31 Villano Villani
Pistoiese Arcivescovo Anni 4 Ubaldo Lanfranchi Arcivescovo nel 1166 Anni 26
Vitale Arcivescovo nel 1200 Anni 12 Lottario Arcivescovo Anni 10 Federigo
Arcivescovo Anni 68 Ruggiero Ubaldino Fiorentino Arcivescovo Anni X Simone
Santarelli Fiorentino Anni 32 Benincasa Benincasi Anni 8 Gherardo Orlandini
Arcivescovo Anni Dino Gabrielli Pontremolese Arcivescovo Anni 3 Giovanni
Scarlatti Pisano Arcivescovo nel 1360 Anni 28 Lotto Gambacorti Pisano
Arcivescovo Anni 20 Francesco Moricotti Arcivescovo e Cardinale Anni X Giovanni
Gabrielli Pontremolese Arcivescovo Anni 5 Alamanno Adimari Arcivescovo e
Cardinale fiorentino Anni 16 Joel Obizi Lucchese Anni 7 Pietro Ricci fiorentino
Arcivescovo Anni 3 Giuliano Ricci fiorentino Anni 43 Filippo Medici fiorentino
Anni 6 Alamanno Salviati Anni 17 Raffaello ....... Arcivescovo e Cardinale
Savonese anni 24 Onofrio Bartolini Arcivescovo Anni 29 Scipione Ribiba
siciliano Arcivescovo e Cardinale Anni 17 D. Giovanni Medici Arcivescovo e
Cardinale nel 1562 Anni 5 Angiolo Niccolini Arcivescovo e Cardinale Anni 6
Giovanni ricci da Monte Pulciano Arcivescovo e Cardinale Anni 2 Pietro...
Borbone Arcivescovo Anni 5 Ludovico Antinori Arcivescovo Anni 2 Bartolomeo
Giugni fiorentino Arcivescovo Anni 1 Matteo Benaccini fiorentino Arcivescovo
Anni 1 Carlo Antonio Dal Pozzo Piemontese Arcivescovo Anni 32 Salustio Taragi
da Monte Pulciano Arcivescovo Anni Francesco Bonciani fiorentino Arcivescovo
Giuliano Medici fiorentino Arcivescovo tanto benemerito Anni Scipione
Pannocchieschi senese Nota delle Chiese et altre fabbriche singolari della
Città di Pisa Tempio di Diana fabbricato da Narone vicino alla Porta a Lucca di
figura rotonda con cielo di Bronzo colorito d'azzurro minutissimamente forato
di .... alcuna volta mandavasi acqua a simiglianza di pioggia, sopra tenevavisi
...... ruote quali sucorrendo faceva rumore a similitudine di tuoni, eravi in
detto tempio circa a 90 colonne rabescate, cioè intagliate di basso rilievo,
quali dicano siano di quelle che di .... adornano la Porta maggiore del Duomo;
di questo tempio vi resta poco d'avanzo Vicino allo stagnio eravi per autorità
di Plutarco un tempio bellissimo fabbricato di marmi del quale non ne resta
altro che la memoria che ne porta Plutarco. Circa quattro miglia lontano dalla
città ritrovasi il tempio di S. Pietro prima fabbrica consacrata al culto
cristiano fatto di marmi verrucani con Portici intorno all'antica e per di
dentro un ordine di colonne con assai buon disegni ma all'antica. Poco lontano
ritrovasi la distrutta chiesa di Santo Guido fabbricata dalle genti di sua
famiglia della Gherardesca con convento di monaci di cui vi resta il nome. Un
miglio incirca alla Città di Pisa per la parte di verso il fiume Serchio
ritrovasi la memorabile chiesa di S. Jacopo luogo detto al Poggio quale fu
disegniata per mano dell'Apostolo S. Jacopo come il P. Razzi nella Vita di S.
Bona, nel libro de S. S.ri Toscani e dalla medesima S. Bona illustrata detta
Chiesa per varij miracoli. Lungi quattro miglia da Pisa luogo detto Valle di
Calci ritrovasi la Certosa luogo eretto da un tale N. Gambacorti di grandissima
entrata e suntuosissima fabbrica come nell'historie da me si accennerà. Un
quarto di miglio non lungi da quella stà situata la Chiesa e convento di
Nicosia fondata da Ugo da Fagiano Pisano Arcivescovo di Nicosia, ... habitano.
Accanto al fiume d'Arno .... miglia ... alla Città ritrovasi il Convento de
canonici lateranensi con una Chiesa assai bella intitolata a S. Michele delli
Scalzi. Da quella istessa banda trovasi il convento di S. Croce fabbricato
nell'anno quale è molto capace di sito et ha un bellissimo chiostro e chiesa
assai bella. Fuori dalla Porta fiorentina ritrovasi il convento de Padri
Cappuccini fabbricato nell'Anno con una bellissima chiesa. Fuori dalla medesima
Porta nel Borgo detto S. Marco al Portone oltre a due chiese vicine sta posta
la piccola chiesetta di S. Giuliano nominata per quelle porta il volgo che
essendo stato presa la reliquia del sangue di S. Clemente e voluta portar via
non poterono mai muoverla più oltre e per questo miracolo dicesi che il portare
che si fa la medesima reliquia ogni anno la prima Domenica d'Agosto sia per
questo e per memoria di tal miracolo. Nella città poi di Pisa fra le meraviglie
del mondo il Duomo fabbricato nel 1009 incirca dalla magnanimità de Pisani il
di fuori essendo tutto di marmi bianchi ricoperto di lame di piombo la
longhezza di detto dalla Porta reale fino all'Altare maggiore braccia N. 165 la
croce di detto tempio braccia n. 111 dentro al corpo della nave braccia n. 52
essendo distinto in cinque nave sostenuto da ..... di bellissime colonne n.
eravi in questo porte antichissime di bronzo portate da Maiorca con una per
fianco venuta di Gerusalem, quale per l'incendio essendosi guaste funno
rinovate di molto più bellezza et artifitio l'Anno per mano di Giovan Bolognia
che fece ancora il crocifisso e gli Angeli dell'Altar maggiore come a suo luogo
si dirà. In faccia di detto tempio vi è il S. Giovanni chiesa di estrema
bellezza e singolare artifitio principiata da Cocco Griffi a spese del pubblico
qual Cocco Griffi che meritò esser raffermato Consolo sopra a 20 anni e fece di
gran cose fra le quali buona parte delle meraviglie della città e questo
bellissimo tampio habile a conservarli una memoria eterna. É dunque detta
chiesa di forma rotonda e gira braccia n. 151. Ci sono in essa n. 63 colonne
con otto grosse che sostengono detta macchina, evvi il Batisterio transferitoci
nel Appresso a questo ritrovasi il Camposanto fabbrica tanto bella che in simil
genere non se ne trova pari, è longo detto Camposanto braccia n. 213, largo
braccia n. 61 con entrovi la Terra Santa portata di Gerusalem, ...... di si
mirabil proprietà che nel termine di 24 hore consuma ogni corpo et è abbellito
di pitture fatte a fresco di mano di Benozzo et altri Pittori valenti homini
qual luogo fu principiato per motivi un tal Arcivescovo dall'Arcivescovo
Visconti. Doppo queste fabbriche fu messo mano al Campanile fatto di
quell'artifitio che ogniun vede pendendo dalla cima a Terra sette braccia, è
alto detto Campanile braccia è grosso in giro braccia n. .... sono in detto per
di fuori 225 colonne molte delle quali sono state in questo anno 1650 rinovate
per esser consumate dal tempo ritrovasi in esso n. 8 campane quali ordinano un
non ordinario concerto. Nota delle famiglie illustri che in tempo della
Repubblica hanno hauto Consoli, Anziani, Ambasciatori e Comando delle Armi quali
erano numerosissime, che di una famiglia sono stati in un medesimo tempo sette
Capitani di Galera, ritrovate da me nell'Historie manuscritte di varij Autori.
Casa dell'Apostolo Familiari Paganelli Uliveti Ascopardi Facca Pagani Vanni
Albitomini Parlascio Vernacci AiutamiCristo Gualandi Paule Vicarelli Assi
Gaetani Parrana Ubaldini Albizi Gherardeschi Passagli Aldobrandi Gracci .......
Aurifici Gianni Pestelli Griffi Gettalebraccia Ripafratta Burzaccherini
Gambacorti Roncioni Buttari Gismondi Ricucchi Borgarelli Gherardi Della Rocca
Bricci Galletti Rosigniuli Bavosi Galli Ramondi Bordondini Gualfredi Rani
Bonini Gattabianca Bocca Grassi Saracini Buglia Gualterotti Della Sala Bocci
Sampanti Baldovinaschi Lacca Squarcialupi Barattoli Lanfranchi Segalari Buonconti
Lanfreducci Seta Baccaresi Lei ....... Benigni Scaccieri Brogion Moscai
........ Benesi Malgradi Sancasciani Buonafe Malpighi Dlla Sassetta Benincasa
Mosci Sciarra Mastanidispina Sacci Caproni Mattaioni Schiettogoli Cortevecchia
Mondifossi Della Statera Corsi Maraffi Da Scorno Da Ciarrana Marzi Cinquini
....... Tegrini Chiaccoli Magniani ....... Cavalieri ........ Tortini Casani
........ Tedici Carletti Turchio Dal Nicchio Taccucci Donati Nobili Della
Tavola Dal Polta Orlandi Visconti Da fucecchio Obizi Della Vacca Della faggiola
Vincenti Del Giallo Porcaresi Verchionesi Del Gufo Pane Vecchiani Del Grillo
Pecci Villaneghi Pieri Vernagalli Federighi Poni Upezzinghi Città e Provincie
nelle quali si estesero l'Armi della Repubblica Pisana Lipari, Isola Sicilia,
Regnio corsica, Isola Sardegnia, Regnio Maiorca Regnio Minorca, Regnio
Gierusalemme, RE Costantinopoli, Imperatore Babilonia, Soldano Alessandria,
Città Tolemaida, Città Antiochia Nicomedia, Città Cartagine, Re Tunis, Re
Algieri, Città Ascalona, Città Pola, Città Tiro, Città Smirne, Regnio Roma, C.
Napoli, . GAeta, C. Amalfi, C. Atri, C. Puglia, Regnio Civita Vecchia, Porto
Romano, Porto Venere, Lerici, Savona, Genova, C. Marsilia, C. Milano, C.
Fiorenza, C. Lucca, C. Volterra, C. Siena, C. Pistoia, C. Empoli, C.
3. Historie de nostri tempi della città di Pisa composte da me Giuseppe Setaioli Pisano L'anno 1650
La Città di Pisa della quale habiamo celebrato le lodi ....... con
amplificatione rettorica, ma con breve et veridico discorso, cavato dall'altrui
bocca, che se in questo havessi imitato il Guicciardini se ne saria riempito
grossi volumi, e con fondamento et autorità di tanti gravi autori, ma perchè
bisognia lasciarsi lodare ad altrui, ne ho fatto semplice racconto. Questa
doppo la longhezza di tanti decorsi secoli, trovò delle sue felicità quel
termine che è proprio delle cose di questo mondo come afferma il Savio
.................. permanente, ne è meraviglia dunque che sentiamo esser
accaduto ciò alla Repubblica Pisana cosa accaduta alli Romani, Spartani,
Cartagine, Troiani, con i quali possiamo dire Itam fuimus Troes adattandosi
quel disticon da me fatto in un libro intitolato Dell'Armi, qual dice; Sic fuit
in fatis occasion respicit ortus, contigit et Troie [...]
Trovò la Città di Pisa la fine una volta di quelli odij cagionati secondo il
detto, che est mala reirtus; Dalli convicini suoi, quali sempre mai cercarono
di abbassare le sue Grandezze come furono li Genovesi, i fiorentini et i
Lucchesi, quali essendo stati lasciati crescere nella potenza avverossi che la
Republica si era allevata le serpe in seno, et è cosa tanto probabile per non
dir certa che essendo stata la Città di Pisa in tanta potenza avanti al Romano
Imperio, in tempo che queste Repubbliche non erano ancora al mondo, non so se
per bontà o per trascuraggine di detti accadesse lasciar pigliare tanto piede
ad esse, cosa che non ha del ...... che non sapessero i .......... ..........
quelli che diedero il modo di governare ad altri, ma bene dirò che fussi bontà
natia o pure che in quei tempi facessero con animo generoso quello che usava
fare il cane di Alessandro, poichè se li diede il quore di espugniare Isole et
Regni in lontani Paesi quanto più haverebbon possuto espugnare piccole
Repubbliche per non dire bicocche, com'era Lucca di che abusarosi queste
cittadi sempre mai si mostrorono contrarissime fra i quali più di tutti i
Lucchesi, quali per esser gente di poche forze si mettevano a fare ogni viltade
come si vedde in più occasione che cimentandosi i Pisani a qualche impresa per
utile di Santa Chiesa lasciavanli che s'impegniassero in tale atione et allhora
scorrendo intorno alla Città di Pisa saccheggiavano il tutto cosa che li recò
sempre mai biasimo e donde si conosceva la viltà loro e la poca fede che di
tutte queste cose ne fecero bene spesso la penitenza che tornati indietro con
l'esercito ne facevano miserabile stragie compatendo per altro tutte l'altre
hostilità fattesi da queste repubbliche cosa che porta il desiderio di dominare
e se li fiorentini e genovesi hanno fatto de danni alla repubblica Pisana ne
hanno ancora ricevuti quali non son pochi come da molte historie manuscritte
possiamo cavare ben et al fine havendo i peccati nostri superato i loro, sia
tucca a noi la sorte di restarvi al di sotto che se regneranno tanto loro
quanto hanno fatto i Pisani potranno contentarsi vedendosi che sono materie
difficili il volersi eternamente conservare come doppo poco tempo vedesi esser
interminato alla Repubblica fiorentina et alla Repubblica Genovese benchè non
sia accaduto tal disgrazia, è stato non di meno più utile ....... come quando
l'Aldighiera e Crecchi cercorno di sottometterla, il che ne fu buona causa
secondo il detto ........ il Boccadoro cadendo la republica facilmente in
questi nostri tempi per la forza di tanti Potentati, quali cose sono state da
me dette non per animo di vendicarmi con la penna nè per passione dovendosi gli
accidenti di fortuna alterare con sofferenza, nè de Lucchesi havrei detto tanto
se il caso non fussi stato tanto esecrabile e replicato tante volte, non
conservando io l'opinione di quei scrittori che vanamente si ricattano con
ingiuria si per essere io scrittore religioso si per non essere quelle persone
di quei tempi dovendo dire quello che dice la sacra corte Aufer a nobis nostro
discorso della città di Pisa quale nell'anno 1406 essendo di già mancate le
forze de i Pisani si per la rotta havuta in mare da Genovesi, come anco dalle
fationi civili, fu ultimamente da suoi cittadini tradita non bastandoli essersi
fatti tiranni di essi che al fine la venderono come fece il Gambacorti nel
tempo che la sua Patria era travagliata da longa guerra e sostenendo non
solamente le forze inimiche ma anco la contraria fortuna che haveva racchiuso
nella città una fama così grande che il sostenerla era impossibile, nel qual
tempo proibì non solo il poter esser soccorso dai suoi cari come fu da Ladislao
Re di Napoli la Corona di Francia e il duca di Borgogna a i quali haveva fatto
ricorso la repubblica Pisana et essendoli a i sopradetti impossibile concederli
quelli aiuti, ricorsero al d'intromettere viveri et a questo effetto havendo
carichato due galere di grani tentorono condurla alla Città, ma combattuta dal
temporale o dalla fortuna che fusse furno respinte in Porto pisano e dalli
fiorentini predate quali poterono sollevare le anco da questi accidenti fecero
prova sostenere pria la morte che perdere la libertà quando traditi dal
Gambacorti in campo di tredici mesi fu occultamente introdotto nella città
l'esercito inimico condotto da un tal Cino Capponi e Bartolomeo Cabinelli fu
preso il Palazzo et il più forte alla città et così per non poter far altro si
arresero i Pisani i capi de quali fatti radunare fu fatto le parole da Messer
Gino secondo il Poggio fiorentino molto .... facienti rinfacciando li mancamenti
fatti verso S. Chiesa e li trattamenti verso di loro aggiungendo che Dio haveva
gastigato la loro superbia con simili altre ingiuriose parole Quali dio sa se
tali ancor furono poichè ad animi generosi quali havevano li Pisani sarebbe
stato un metterli in necessità prima di esser messi a filo di spada che
sostenere tali oltraggi essendo stato più facile a dirli a Poggio fiorentino
nella sua camera e nella sua Patria che a Gino Capponi in Pisa bene che
vincitore, non havendo anche del verissimo che la generosità di tali capitani
havessi commesso simil mancamento; fu data la somma di cinquantamila fiorini a
Giovanni Gambacorti ascrivendolo alla cittadinanza fiorentina donandoli una
casa per sua habitatione in Fiorenza; il Governo della città fu dato a Gino Capponi
con titolo di Capitano per un Anno quale con ogni sorte di prudenza cercò di
rendersi benevoli quelli animi amareggiati da tanti accidenti cercando in bella
maniera di reprimere le forze de Cittadini quali si dimostravano forzando lor
medesimi, accomodarsi alla fortuna havendo fatte lor parole per bocca di
Bartolomeo Ciampolini, si acquitarono li Pisani per allhora sperando nella
scambievolezza de tempi. Fu distribuito de grani nella Città presi nelle
sopradette Galere e furno consolati i Poveri havendo sostenuto con un .....
fame a segnio tale che si erano cibati delle radice delle erbe. In questo
mentre li fiorentini fecero lega con li Venetiani e si applicorono con armare
alcuni legni andando contro a i Genovesi ma non essendo atti alla marineria tralasciorno,
non si volendo fidare de i Pisani in servirsi delle lor forze esperimentata
tanto tempo nel mare, quindi nacque che si fecero molti legni et ne venderono
altri per levare le speranze a poveri Pisani. Nè in questo tempo che dominò la
repubblica fiorentina si trova più mentione de Pisani dalli scrittori nelle
guerre che hebbero i fiorentini con il Visconti, con i Lucchesi et anco con
Ladislao Re di Napoli incominciando allhora a farsi sentire a farsi nominare li
Fiorentini che fino a quei tempi non havevano fatto cosa di rilievo. Non molto
doppo fu levato lo scisma di due Pontefici, Gregorio e Benedetto e fu creato
nel Concilio Radunato nella città di Pisa, Alessandro V, ma secondo Leandro
Alberti il Concilio fatto in Pisa fu nel 1400, havendo più del verisimile sia
stato nel tempo di Repubblica che in tempi di sì fosche calamità, come anco se
fussi stato creato Alessandro in Pisa, pareva che detto Pontefice dovesse
cercare di fare restituire la libertà alla repubblica pisana che ingiustamente
era stata venduta. Funno nel tempo che i fiorentini tennero la città di Pisa
abbassate molte torri et altri luoghi forti, delle quali torri era fama che ve
ne fussi circa a sedicimila che la renderono sempre mai fortissima essendo
stata la città senza recinto di muraglia dall'anno 1050 incirca a dietro.
Essendo stati così nelle mani de fiorentini circa a buono spazio di tempo,
volendo la fortuna far la cilecca, come si suol dire, fece che nel 1496
passando per l'Italia Carlo VIII e vedendo la città di Pisa stata sempre
partialissima dell'Impero, la pose nella pristina libertà, alla forza del
quale, non havendo ardire di opporsi li fiorentini, se n'acquetarono per
allora, ma non per questo se ne dimenticorono. Appena ricevuta la libertà con
quale allegrezza furono scacciati i fiorentini, ciascuno se l'immagini. Fu
messo mano subito a levare tutte le Armi e le memorie da essi fattevi,
incominciandosi a fabbricare alcuni pochi legni, ma perchè erano talmente
tarpati che poco poterono fare e massimamente standosi sempre a i fianchi i
fiorentini, questi havendo visto che Carlo VIII era lontano con le sue forze e
che i Venetiani loro stati già confederati erano ritornati di nuovo ad unirsi,
che non vi fu natione tanto bene affetta alli Pisani quanto li Venetiani e li Senesi
e vedendo di ogni banda privi d'aiuto, doppo il corso di molti anni vinti dalla
necessità si arresero, e questo fu l'anno 1509. Quali fussero li nuovi
trattamenti non occorre che mi affatichi e se prima li depressero, hora molto
di più. Ma vedendo li Pisani esser venuto l'ultimo fine delle loro speranze con
animi grandi non potendo patire di venire soggetti, essendo avvezzi a comandare
con nobile carriera, passonno dal paterno suolo a straniero clima per
conservare quella libertà d'animo che da secoli infiniti havevano ereditaria e
questo fu che sendosi ceduto alla fortuna, le migliori e più nobili famiglie
passarono ad habitare in altri luoghi come nella Sicilia et particolarmente in
Palermo, dove vive anco parte dello splendore di molte famiglie e a questo fine
un tal cittadino dicesi che esponendo un gallo pelato ed il motto che diceva
ôchi non farà come ho fatto io, sarà pelato come il gallo mioö e così fatto
punto e pausa alle passate felicità. si dette luogo alle miserie. Restò la
città quasi disabitata essendo state abbandonate le case, vedevansi alcune
senza porte e senza finestre, abbruciato ogni legname, non essendoci chi di
esse si facesse padrone, alcune per le guerre male fracassate funno, altre
demolite et una gran parte di torri che servirono poi a lastricare le strade.
Fu preso dai Fiorentini il Palazzo della Repubblica dove posero il Podestà,
benchè in quei tempi comandassero più li Medici che la Repubblica, essendo in
quel tempo Pietro di Lorenzo de Medici che comandava molto più di quel che
fussi la volontà de Fiorentini e per conseguenza quello che da lui veniva
comandato si eseguiva nella città di Pisa. Suddetto Palazzo della Repubblica
era in quei tempi in quel luogo dove è hoggi la canonica dei Cavalieri
Sacerdoti e arrivava sino in Castelletto, eravi altro Palazzo dove stava la
Giustizia et eravi le Prigioni qual hoggi e il Palazzo de i Cavalieri, non
essendo altro di memoria che poco di torretta in piedi dietro a detto Palazzo
dove stava la Compagnia dell'Arme; l'Arti della Seta e della Lana erano quasi
dismesse per esser stati rubati molti cittadini nel tempo di guerra non vi era
più forma di buon governo perchè i medesimi fiorentini si ritrovavano per le
fazioni civili molto travagliati nè potevano fermare l'animo a un sicuro Stato
e ben si vedde che n'havevano cagione poichè essendo Alessandro de Medici Capo
della Repubblica fiorentina et essendo creato Clemente VII Sommo Pontefice
funno costretti a cedergli tutto il dominio, essendosi in questo ancora
adoperato Carlo V Imperatore, quale diede Margherita sua figlia naturale ad
Alessandro, e così tutti cademmo sotto un solo patrone, l'Anno 1535, la qual
novità fu più grata a i pisani che a i fiorentini potendo dirsi da i medesimi
solamente est miseris socios habere .................... . Quindi nacque che
più dolcemente funno trattati li poveri Pisani massime havendo detto Duca
qualche particolare afetto alla città di Pisa si come possiamo argomentare
dall'haver eletto per suo Secretario un cittadino Pisano nominato Cherubino
Bonanni, Cavaliere di Santallago e Abbate della Verruca, titolo di S. Ermete
che fu dal Duca molto amato, siccome per alcune lettere scritte dal medesimo
Duca a questo, possi comprendere questi sono appresso a quelli della famiglia.
Ma poco tempo potè far la dimostrazione del suo affetto poichè in brevissimo fu
ucciso da Lorenzo figlio di Pier Francesco de Medici, havendolo condotto in sua
propria casa e in suo proprio letto, ammazzatolo che fu l'Anno 1537; questo
caso riferisce il Ruscelli in una sua lettera appresso al giorno per la cui
morte fu creato Duca Cosimo figlio di Giovanni de Medici, homo di grande
affabilità e di somma bontà, quale appena prese il Governo diede segni di
quelle virtù ch'ad un Principe son necessarie. Tra le prime cose che cadesse
nell'animo di questo Principe fu la città di Pisa, da cui conosceva dover
dipendere ogni sua grandezza e a questo fine pose mano a risarcire molte ruine
si di muraglie come della Città, particolarmente quella parte verso la porta
fiorentina rovinata per le vicine guerre; fece il medesimo abbassare alcune
torri che non servivano a cosa alcuna, servendosi della materia di esse in
altri edifici che veramente vedemmo avverata la profezia del patriotto San
Ranieri, havendo detto che sarebbe venuto tempo che li carri sarebbono passati
sopra le torri. Cercò con ogni potere il Duca di rimettere in essere lo Studio
che per molti secoli era stato si famoso in Italia dismesso per la guerra e per
essere state levate l'entrate di esso e per la mancanza dei lettori, come anco per
il contagio stato in quel tempo ch'avevano spopolato affatto la città, divenuta
una spelonca senza civiltà nonchè nobiltà, ripiene le strade di erbe, che a
ragione potevansi dire le parole di Geremia ........ est quasi ................
domina genium omnes amicis eius ......................................... Fu
dunque l'anno 1544 riordinato lo Studio rovinato acciò che per tal mezzo tirato
i forestieri venissero rendere habitata la Città. Fu fatta inquisitione a
bravissimi suggetti per leggere in detta Università, a i quali funno dati
honorevoli stipendi e a questo effetto fu richiesto al Papa dal Duca Cosimo di
concedere licenza poter mettere una decima sopra i benefitij ecclesiastichi
quali erano nel suo stato dalla quale s'istituì la provvigione ai dottori
leggenti importando tale decima migliaia di scudi, concedendo oltre a questo ai
medesimi dottori privilegi e facoltà grandi, acciò più volentieri e con più
facilità si aprisse la strada all'ingrandimento di tal Studio, quali privilegij
furno fatti ancora alli scolari concedendoli un Rettore in cui sta il giudicare
le cause di essi precedendo ad ogni dignità fuori ch'alli commissarij quelli
della Città. S'incominciò di poi la fabbrica che hora si vede della Sapienza
......... magnificenza instituendoci un collegio per la nazione fiorentina et
altri. Sua Eccellenza dopo questo voltò l'animo ad intrometterci molte Arti già
dismesse e però mandò bandi acciò arrivasse all'orecchie de forestieri
un'intimazione di Privilegij et esentioni a chi venisse in Pisa a lavorare et a
quelli che vi erano che lavorassero Seta o Lana, la qualcosa si principiò da
molti e particolarmente il negotio della Seta poichè l'Arte della Lana in tutti
i tempi ha poco fiorito in questa città; mandò nel medesimo tempo un bando
facendo intimare a i cittadini quali erano andati ad habitare nella Sicilia,
che volendo ritornare a rimpatriare sarebbono stati esenti da ogni gravezza per
sempre, qualcosa non sarebbe stata di poco utile a quei cittadini benchè di
questi non ne ritornasse all'hora per haver fermato l'animo. In questi tempi
funno aggregati molti alla cittadinanza per dieci anni fusse esente d'ogni
gravezza e potessi essere ammesso alla sopraddetta cittadinanza. Fu ancora
ordinato da S. E. che dall'Opera del Duomo fusse fabbricata la Piazza del Grano
dove prima vi erano monti di sassi e case rovinate, dicendosi demolite che in
detto luogo fussi stata la Sapientia dello Studio, ne i tempi più a dietro. Nel
luogo dove si fabbricò la Piazza dell'ortaggi erano rovine di case e per il passato
usavasi vendere l'ortaggi di lungo Arno vicino al Ponte Vecchio nel qual luogo
funno poi fatte numero 24 botteghe. Non si tralasciava fatto una fabbrica
incominciare cose nuove però il medesimo Duca por mano alla fabbrica
dell'Arsenale nel luogo non lungi dall'antico Arsenale della Repubblica del
quale vedesene alcuni Archi, quale appena terminato benchè non di quella
grandezza che si vede hoggi essendo stato accresciuto da i successori suoi, fu
dato principio a fabbricare galere, havendo mandato fuori a pigliare le
maestranze, e la prima galera che si pose in acqua fu battezzata la Pisana. Si
applicò talmente alla fabbrica di queste che arrivò a mettere insieme dieci
galere per volta. Restava appresso a detta fabbrica un Monastero detto delle
monache di San Vito quale un pezzo avanti era stato ricetto di persone ritirate
e dedite allo spirito come leggemmo nella Vita di San Ranieri, di cui fu in
detto luogo la conversione accaduta per mezzo di un tale Abate Leccapecore,
homo di gran santità di nascita sardo, quale havendo disprezzato ogni
ricchezza, andava scalzo avendo una vita assai austera. Fu fatto in procinto di
tempo Monastero di Suore possiamo credere essere state da questi buoni servi di
Dio introdotte, come fu fatto ne ..... tempi dal .......... Bernardino dalle
Monache di Santa Teresa, dette monache furono trasportate d'ordine del Duca
alla Chiesa di San Lorenzo alla Rivolta, alla quale vi era intorno un'isola di
case delle quali se ne fecero un convento e questo fu fatto per levare dette
suore dal rumore de maestri che lavoravano alle Galere, si ancora per
allargarsi di sito, facendosene parte Arsenale e parte per habitatione de
maestri d'Ascia. Essendo ridotte le cose di Pisa in questo termine S. E.
cominciò ad habitare la Città una buona parte dell'Anno, cioè l'inverno e quasi
tutta la Primavera acciò che più facilmente si populasse la città, e a questo
fine fece pigliare a pigione alcune case per li cortigiani, essendo stati per
l'addietro stantiati per le case dei cittadini e per la longhezza del tempo
erano di grande incomodo a loro medesimi et a gli altri e le case e già le case
erano cresciute di prezzo per la gente che era venuta ad habitare, si Artisti
come cittadini e dottori e le case che pagavano venti scudi, arrivarono fino a
scudi sessanta l'anno di pigione. S'incominciò in questi tempi ad allargare i
conventi delle donne poichè fra le dote che crescevano et il lusso del vestire,
questi abusi s'erano introdotti e con l'occasione della Corte et essendo li
cittadini usciti di fresco dalle sopraddette calamità e non potendo resistere a
tante spese, in cambio di maritare le figlie, le mettevano ne monasteri, qual
cosa per l'addietro non era in uso, anzi chè in tempo di Repubblica ognuno
desiderava d'imparentarsi per havver più aderenze nè erano all'hora tante le
borie et i lussi e quando era che havevano dell'arrosto non si curavano del
fumo, non come hoggi giorno che si trova nella città di Pisa de calzolari
ch'hanno le brocche d'argento che in quei tempi non l'havevano i primi
cittadini, le cui forze si estendevano a mettere a loro spese galere in acqua,
che hora a metterne insieme le dozzine, non metterebbono un navicello e per
tornare all'abuso de monasteri ch'ha introdotto la gravezza delle doti cosa
tanto perniciosa al conservamento della Città e rovina de proprij monasteri,
questi son fatti il più delle volte prigioni di cervelli stravaganti e serragli
di malcontenti che case di servizio di Dio, che se n'entrassero per propria
volontà sarebbe una cosa santa e da esser considerata non ostante ogni massima
politica ma si vede per esperienza cattivissimi efetti nel violentar l'animo di
povere fanciulle che non servono nè a Dio nè al Mondo e piaccia a Dio che non
servino al demonio al quale mancamento fu Santa Chiesa provisto con le scomuniche
benchè molto più prevaglia ...... molti ............... che tal pena. L'Anno
1538 ebbe principio una certa imposizione detta il Saccone quale fu imposta per
alloggiare alcune soldatesche che passavano per lo stato di S. E. et arrivava
alla somma di scudi centocinquanta in tutto che distribuivasi tra i cittadini,
ma nell'andar del tempo è passata tanto avanti che passa il migliaio senza
distinzione l'un anno dall'altro, o ci siano soldatesche o no et alle volte
servono, piaccia a Dio mentisca, per mantenere alcuni e rovinar molti facendosi
spese senza occasione e senza risparmio come succede quando non si paga del
suo. Era in quel tempo eletto al Governo della Città un cittadino fiorentino
con titolo di Commissario Generale, quale non puol essere se non è del numero
dei Senatori, ha suddetto commissario l'Amministrazione del Civile et
Criminale, ma però non può del Criminale senza mandarne a Fiorenza ad un
magistrato la partecipazione, eseguir niente senza ordine del .......
magistrato detto degli Otto di Balia, a questi sta a far grazia, o diminuir la
pena, o aggravarla, vista la sentenzia con l'intervento del loro fiscale. In
processo di tempo successero gli altri ministri et il primo fu per le Gabelle
del Mare e mercanzie, qual fu un cittadino fiorentino con titolo di
provveditore; di poi funno mandati due col nome di Consoli del Mare appresso de
quali si ventila molte cause marittime di mercanzia, di gabelle e miste, come
circa del dare e dell'havere inglese e questi sono i Capi della Dogana, nella
quale si poneva tutti ministri forestieri, poi col tempo n'è stato intromesso
de Cittadini pisani. Si faceva in detto tempo li ministri sopra le Grascie et
eleggevasi tre cittadini pisani col nome di grascieri et un altro col titolo di
Provveditore della Grascia, ai quali toccava imporre i prezzi e gastigare li
trasgressori; per all'hora erano estratti detti grascieri essendo imborsati et
il Provveditore era eletto dal Comune di Pisa e ...... che fussi confermato da
S. E. et all'hora quando si radunamano n'intervenimano li suddetti Consoli
delle dogane e di mare tale che poca autorità rimaneva a detti grascieri,
facendo ogni cosa i Consoli. Vi era rimasto in Pisa un altro Magistrato
chiamato l'officio de fossi stato in piede per l'addietro per esser la Città bisognevole
di provvedimento alli scoli per la bassezza del sito, intervengono in detto
magistrato il commissario, li due consoli predetti e numero tre cittadini
pisani cavati ogni tanto tempo, ha detto offitio un Provveditore fatto a
beneplacito del Principe, quale interviene nel magistrato e invigila sopra
l'altri suoi ministri che in processo di tempo sono moltiplicati, tanto che se
ne va ogni cosa in provisioni; prima era il Provveditore sempre fiorentino e da
molti anni in qua vien fatto un cittadino Pisano, quale puole ordinare molte
cose senza partecipazione del magistrato: ed è carica di grande autorità in
Pisa, poichè si comanda, i contadini sono obbligati ad andare a cavare scoli, a
riparare argini, e a seccar paduli et hoggi questo ofitio par che secchi più
tosto le borse a poveri che i paduli, facendosi molte spese inutili con la
borza del pubblico. Facevasi in quel tempo ogni cinque anni una tale Capitano
di Fortezza, li due Consoli del Mare, ciascuno di loro eleggeva tre cittadini
pisani; questi nove eletti havevano autorità di accomodare le cose del Comune e
fare scrutinij per far poi alla giornata li ofitij del Comune, quale selezione
ne i nostri tempi viene fatta vincendosi n. 27 cittadini del Consiglio
Maggiore, nove per ciascun Terziere, quale si mandano descritti a Firenze e da
S. A. ne riviene eletti nove da questi vien fatta l'imborsatione da
................. Priori e dagli altri magistrati et .................. questi
priori havevano autorità di trarre gli altri ofitij e di fare quelle occorrenze
al Comune circa alli Brevi e non s'impacciavano di altro e quando occorreva
supplicare o chiedere qualche cosa al Duca o a magistrati di Firenze, e questa
è la grande autorità de Senatori dell'infelice Città di Pisa che il vederli
andare nelle solennità in questi nostri tempi muove a compassione andando
mescolati fra la ciurma e si poco decoro, pure come dissi sic fuit in fatis.
Cedendo poi questi tali per in sino a i Consoli et al rettore dello Studio che
sarebbe più honorevolezza della città il non haverli che in tal grado esser
fatti scherno della sfortuna. Stanno questi Priori ................. che
riscuote l'impositione del saccone e questa perchè di rendita che ha il comune
per pagare alla giornata le spese e senza licenza di Firenze non possono spendere
cosa alcuna; è tanto in credito di camerlingato che si cerca chi lo voglia
havendo annualità di carica, per haverla concessa a persone di bassa condizione
e vili, sebbene per l'addietro è stata esercitata da buonissimi cittadini.
Hanno ancora un Cancelliere astante et uno che si cambia, quale serve per le
liti civili perchè le sententie date dal Commissario hanno appello alli Priori
da fiorini 400 in giù e l'altre vanno a Firenze che è quanto di autorità li
resta. Hanno ancora un Assessore che giudica aprendosi però le sentenze avanti
di loro. Evvi nella Città il Monte di Pietà eretto, quale presta a pegno denari
alli poveri et a chi ha bisogno e pigliare di merito a ragione di
................ per cento et a quelli che vi hanno messo denaro, cioè che
hanno comprato luoghi di Monte ne paga a ragione di soldi ....... per cento,
sendo diviso ........... tempo presta e l'altro rende ........................
mutano ogni due Anni eccetto che il Soprintendente e scrivano generale, quali
sono eletti ad arbitrio del Principe e la mancanza di denaro del Monte ha
appetto agli abrei il prestare con tanta usura. É ancora in Pisa la pia Casa
della Misericordia governata da dodici cittadini a vita eletti dal Comune,
eleggendosi però da medesimi terzieri, del quale è mancata essendo la città
distinta in tre terzieri, cioè di S. Maria, di S. Francesco e S. Martino, ma
acciò che sia noto il principio di questa pia Casa, perchè non havessi
cognizione, diremo dunque come essendo la Città grande per l'armata che sempre teneva
e scorreva li mari et accadendo che nel combattimento scambievolmente la
fortuna si aggiri molti ne restavano schiavi e li poveri non si potevano
riscattare, si messono a questo effetto dodici cittadini homini dabbene a
trovar modi di far tal riscatto (cosa che non si farebbe hoggigiorno); e a
questo effetto pigliando ciascuno di questi libre cinquecento d'argento,
cominciorno a fare tali riscatij all'esempio de quali mossi altri fu fatta
grossa somma, si per lasciti in caso di morte arrivò ad havere grosse entrate
che veramente era un'opera delle più esimie, che risplendessi tra quei tempi.
Ma essendo dismessa la navigazione e mancate le rendite de luoghi pij, pensorno
li dodici homini della Casa pia si dovessero quelle poche entrate che erano
avanzate spendere pure in opere di carità e così cominciorno a maritare povere
fanciulle e soccorrere i poveri bisognosi della città e particolarmente i
bisognosi, opera non inferiore alla prima se non fossi da molti corrotta e
compartita con poca fedeltà poichè vedesi alcuna volta benestanti haver simil
dote per aderenza e piaccia a Dio alcuna volta non servino per pagar le fatiche
de poveri a comprare l'honore di povere fanciulle non essendo già queste la
mente de benefattori del detto luogo nè anco scredi di Dio, si come il vedere
una fanciulla che averà quattro o cinque doti e chi nessuna, domandato perchè
questo succeda, vi risponderanno come il paralitico evangelico ôhomine non
habeoö si ha dunque a dare per mezzi tal carità e non a chi n'ha veramente
bisogno. Fu da particolari lasciato gran ricchezze a detta casa, fra i quali un
tal Fioravanti cittadino pisano lasciò più di trentamila scudi e molti altri,
essendo ...... chiamati in mancanza di famiglie ricche ......... Casa pia che
un giorno può crescere .......... rendita, fra l'altro la Casa del Pozzo del
marchese di .......... chiama detta Casa pia in mancanza di linda. E ancora la
Chiesa Maggiore chiamata il Duomo, quale era nell'Anno del Signore 1009 una
ordinaria chiesa intitolata a Santa Reparata, qual titolo conserva ancor hoggi
la memoria, dove fu fabricata dalla splendidezza de Pisani, la non mai lodata
abbastanza fabbrica quale vive e viverà sempre per memoria della grandezza
nostra alla cui suddetta chiesa furono fatti i gradini, d'intorno circa a 200
anni doppo di cui non dirò di vantaggio per essersene fatto mentione di sopra.
Ha questo tempio l'opera assai ricca di circa diecimila ducati di entrata
l'anno, quale viene governata da un nobile cittadino pisano eletto già dal
Comune, et hora dal Granduca, con titolo di Cavaliere, in questo tempo era
operaio un tal Bastiano della Seta il quale adornò la Chiesa di molte fabbriche
di marmo, questo fece la Piazza del Grano già detta et haveria fatto altre
cose, se non che fu necessitato lasciare detta carica perchè li nacque un
figlio e non potendo tenere detta carica chi ha figli lasciò l'operaiato et in
suo luogo fu eletto un tal Bartolomeo da Forcoli, cittadino pisano quale fece
la maggior parte degli altari di finissimi marmi essendo prima di gesso; era Arcivescovo
di Pisa all'hora un tal Onofrio Bartolini de Medici fiorentino quale durò molto
tempo nell'Arcivescovato; in questo tempo disturbò quella poca pace che si
godeva nella città di Pisa la novità di Siena, quale ribellatasi
dall'Imperatore Carlo V che fu nel 1552 fu eletto il Vice re di Sicilia per
.................. alla conquista del detto Stato, quale venendo a Pisa e vi
stette alquanti giorni aspettando l'esercito che doveva passare, qualcosa recò
non poco d'incommodo alli Cittadini e danno ancora poichè le soldatesche,
benchè amiche poco utile fanno per dove passano quale ........ morse in
Fiorenza e fu cagione che l'esercito si sbandò, nè seguì altro per allhora.
Mosso da questa novità il Duca pose mano a fortificare la città, facendovi due
bastioni, uno al canto del leone e l'altro in S. Zeno, rassettando alcuni altri
che vi erano di prima; per questo effetto fece il Duca porre una imposizione di
soldi dieci per ogni sacco di grano e soldi sei per sacco di biada per macinare
quali fu per tre anni pubblicata all'usanza degli aggravij che si mettono per
poco e durano sempre questa gravezza parve estranea e particolarmente a poveri
perchè havendo l'esempio avanti della riscrescita del sale quale si fece per un
tempo e mai più si levò. Mossesi frattanto la guerra di Siena, quale turbò la
pace anco della città di Pisa, ma per meglio ragionar di questo, voglio farmi
un poco avanti. Dal Duca Alessandro erano state concesse l'armi a i pisani e
fatte certe bande con molti privilegi sì in città come in contado qual dal Duca
Cosimo funno meglio ricordate facendo un capitano ..... queste milizie e questo
a beneplacito. Nell'anno 1554 fu eletto capitano delle bande Cancello da
Fabriano e ebbe commissione di trarne da detta banda una compagnia per sè e una
per Lello del Setaiolo pisano e spediti a Livorno e imbarcati in su le galere
per andare (come si disse poi) a sorprendere Grosseto città marittima de senesi
ma per il temporale funno impediti e sbarcati per la Maremma tirarono alla
volta di Siena dove già all'improvviso si era preso un forte che offendeva la
città e stando alquanti giorni per il paese di Siena funno la maggior parte di
loro fatti prigionieri e svaligiati e chiusi e l'altra parte se ne tornò a Pisa
restando però l'assedio a Siena. In questo tempo si faceva in Pisa continue
levate di soldatesche per il campo del Duca quel voleva da più bande stringere
Siena per il quale effetto cavò dalla fortezza di Pisa l'artiglieria e
munitioni nella qual cosa li contadini furono afaticati andando con il bestiame
necessario per tale effetto e li cittadini concorrevano con l'incommodi delle
persone di comando che erano acquartierate in Pisa prestando gli utensili e
ricevendo de danni dalle soldatesche ne poderi. Valeva all'hora in Pisa il
grano fiorini sei il sacco et in breve salì a fiorini nove et vedendo dette
turbolenze ognuno lo serbava a migliore occasione sicchè in breve arrivò a
fiorini diciassette il sacco e di passo nonostante che fussi ordine in Livorno
di ritenere tutto il grano che veniva essendo grande abbondanza in Sicilia.
Stando le cose in questi termini venne a Pisa il capitano Concetto homo vecchio
stato sempre al servizio della Corte il quale con il signor Federigo da
d'ordine del Duca con il commissario messer Luigi Ridolfi fiorentino hebbero cura
della città e eglino fattosi dare in nota da parrocchiani tutti quelli che
erano in età di anni quindici sino alli quarantacinque comandonno che tutti di
tale età dentro tale termine comperisse su la piazza di S. Caterina, con arme,
et a chi non haveva ancora arme fu ordinato che si fornisse e ciascuno al
meglio che potè si procacciò armi delle quali comparse in luce di quelle che
era delle ...... di anni che non havevano visto aria quelli che facevano
profesioni d'armi erano stati mandati alla guerra e però questi erano inhabili
e inesperti e a i quali fu dato per capo un tal chiamato per sopra a nome
Polledro di Riccetto che veramente si potevano chiamare tutti polledri perchè
non erano avvezzi al maneggio; questo ece molti caporali assegnando a ciascuno
dei soldati. Successe in questo tempo un caso assai meraviglioso quale fu che
alquanti delfini entrati par la bocca d'Arno erano arrivati fino alla fortezza
di Pisa a i quali dato la caccia non fu possibile pigliarne nessuno tornando
indietro cosa che dette materia a molti discorsi et io se fussi stato in quei
tempo havrei detto che detti animali fussero entrati a vedere se i pisani erano
più vivi non rivedendoli più per i mari come prima havevano fatto oppure come
animali di molta gratitudine fussero venuti a far dimostrazione della memoria
che havevano dei loro benefattori havendoli per più tempo cibati nell'affondare
che facevano dell'armate inimiche. Stava il campo del Duca intorno a Siena
senza saputa di alcuna persona di Pisa venne il campo dei francesi guidato da
Piero Strozzi ribello di Firenze verso Cascina havendo marciato tutta la notte
entrata la vanguardia in Cascina che era una compagnia di cavalli guidata dal
conte Teofilo il quale andando alle case de casinesi e non vi trovando altro
che donne non li fu fatto contrasto alcuno tanto più che esse donne pensarono
che fossero amici i quali stracchi del senno e dai disagi presero quartiere e
se ne andarono a riposare senza lasciare guardiano e sentinella alcuna che
invero fu un gran mancamento potendo anco essere che la sentinella si
addormentasse conosciuti frattanto essere inimici, le donne andarono a
ritrovare i loro mariti e gente che erano alla campagna e l'accennarono quanto
era e tornati detti homini al castello e trovando come si è detto ne
ammazzarono buona parte e parte fecero prigionieri e in particolare il conte,
corse la nuova del romore a Pisa montarono perciò a cavallo alquanti giovani di
Pisa e andati a Cascina sopito ogni timore menorno i prigionieri a Pisa et il
conte ancora quale fu mandato dal commessario a Fiorenza che fu poi rilasciato
d'ordine di sua eccellenza. Giunse poi il campo a Cascina e saputa la rotta di
quella compagnia abbruciò e saccheggiò le case dei cascinesi e fecero di molti
mali per li quali il Duca esenziò quattro case in perpetuo da le gravezze
ordinarie et straordinarie con privilegio di arme per tutto lo stato e
generalmente esentiò tutti li cascinesi per dieci anni, qual privilegio l'è
stato sempre osservato inviolabilmente. Inteso dunque in Pisa era giunta a
Cascina e quello che gl'haveva fatto si dette alle armi tenendo per certo che
venisse alla volta della città e pensando di trovarla sprovvista come in vero
era ogniuno prese l'armi al meglio che poteva e furno eletti alcuni capi per
guardia delle porte e delle mura, tirandosi sopra a dette mura altri pezzi di
artiglieria e stavasi aspettando l'inimico più con buon animo che con giuste
forze e messo una truppa di 400 s'incaminorno verso Cascina e arrivati alla
Badia di S. Severino e scoperti alcuni cavalli francesi sentendo che poco
addietro era l'esercito senza passare più avanti per non commettere temerità se
ne tornorno indietro eccettuato ch'otto o dieci più animosi quali sentendosi
bene a cavallo si spinsero avanti dove li fu data la caccia e li giovò avere
buon cavallo e fra gli altri un tale Lattanzio dal Poggio fu necessitato
guadare Arno per salvarsi restò ucciso solo un tal Goro Nugolini di un colpo di
una mazza ferrata. Per la via delle colline funno fatti prigioni Giobatta
Rossermini, Michelagnolo Forcoli et altri li quali per opera di Pietro da Roma
pisano all'hora bandito tornorno liberi et alle donne che furon fatte prigioni
da soldati inimici non li fu levato altro che l'oro e le gioie del resto
lasciate libere. Ogni poco si rinfrescavano in Pisa le nuove che li inimici
s'avvicinavano però fu fatto lo scompartimento delle genti facendosi molti capi
di guardia aspettavansi la notte che venissero alle mura e stavansi preparati
per la difesa andando i più pratichi attorno esortando ognuno in quel miglior
modo si potesse essendo tutta gente inesperta. Li scolari della Sapienza
havevano fatto ancor essi buona truppa guardando il lor posto e quei pochi
contadini che erano alla campagna si erano ricacciati in città con quei pochi
di miglioramenti passò la notte che il sonno dette poco fastidio a tutti e
venendo il giorno si intese che l'esercito era ancora in Cascina e per il
dubbio che vi era si misse dell'altri soldati in fortezza e speditosi a Pescia
si fece venire lì ............ della banda e se dette in guardia parte della
muraglia fra tanto si hebbe avviso che il campo cercavansi di passar Arno
cercando i guadi et alcuni affogarono passando per la città li loro cadaveri a
i quali si dette sepoltura come debito di cristiani e così l'esercito si incamminò
verso Lucca havendo il Passo da lucchesi e vettovaglie e si trattenne ivi
alcuni giorni aspettando un rinforzo di quattro o cinquemila pisani che li
venivano in aiuto. In Pisa frattanto si stava con timore stante le poche forze
se fussi venuto l'inimico con rinforzo e che trattenendosi non poteva ciò
essere se non per venire a tentare la sorpresa della città; frattanto arrivò
avviso che venivano tremila spagnoli tremila tedeschi e mille italiani con
quattrocento homini d'arme e cinquecento cavalli guidati da Giovanni de Luna
maestro di campo spagnolo e sollecitato con corriere comparsero in breve tempo
alla Porta a Lucca e per la prima notte li si dettero alloggiamenti fuori e la
mattina passarono per Pisa in ordinanza marciando verso Siena; la notte
seguente alloggiarono sotto la fortezza e muraglia della città e si trattennero
anco il giorno stando le cose in questo essere s'intese che il campo francese
ripassava Arno di nuovo per il che fu richiesto da molti capitani Giovanni di
Luna di vietarli il passo oferendosi chi con mille chi con cinquecento fanti il
ritenerlo; non volse acconsentire a ciò non havendo tale ordine dal suo Re ma
bensì d'arrivar quanto prima al campo e così passorno franchi l'inimici a lor
gusto; la mattina seguente fece Giovanni di Luna mettere in battaglia il suo
campo per marciare sentendo che li francesi venivano ad incontrarlo il che non
fu poi vero, haveva fatto fare una ritirata in fretta alla gente riparando di
nuovo sotto la fortezza ma inteso che li francesi si erano incamminati verso
Pistoia proseguì il suo viaggio senza ............ aiuto alcuno in tanto
bisogno in Pisa che pure resultava quanto in aiuto dell'impresa poichè se
havessero i francesi preso la città di Pisa si sarebbe divertito il campo di
Siena dimandando che poco buon nome lasciò appresso a i pisani. Alli 2 d'agosto
si intese che il detto campo fu rotto dal duca fatto prigione la maggior parte
del bagaglio il che vedendo li senesi furono costretti a rendersi a patti, il
che fatto si levò le guardie per tutta la città di Pisa; li contadini tornorono
a casa loro e dal commissario si proebì l'arme dalle due hore di notte in là
eccettuato quelle delle bande e così ciascuno tornò a sua negotij et a
lavorare; la banda fu raccomandata a Giovanni di Lante dal commissario e dal
Dal Concetto, quale fu confermato capitano dal Duca e per i duri et aspri
portamenti fatti verso li soldati fu levato detta banda. Conquistata Siena non
bastonno le calamità passate, le spese grande fatte, sì per l'alloggiamenti
come per provvedersi d'armi, per le carestie grandi che erano e per li negotij
tralasciati, venne d'ordine di Sua Eccellenza un balzello che si dovessi pagare
14600 scudi dal comune e vedendo che era impossibile per esser tutti exausti di
denari e per non essersi quasi seminati deliberorno che detta somma la dovesse
pagare l'opera del Duomo e la pia casa della Misericordia et una poca quantità
fu distribuita fra li cittadini e per questo effetto funno cavati quattro
Iacopo della Seta, Luca del Testa, Massimiliano Patti e Marco Mosca li quali
fecero fare molti mormoramenti dolendosi ciascuno d'essere aggravato più del
giusto e che loro medesimi e loro parenti erano stati trattati leggermente e
che havevano fatto a lor modo della qual somma un terzo a detti luoghi pij et un
quarto a i cittadini, i quali furno necessitati a vendere all'incanto a gettar
via il loro poichè era un tempo scarso di denaro a tale che li compratori
dubitando per il buon mercato ed il tempo non esser astretti a renderli
.......... , per sicurtà la stessa Comunità. Morì in questo tempo il Forcoli
operaio del Duomo, homo devoto e dabbene ma la brevità li concesse far poche
cose, al quale successe Raffaello del Setaiolo, morì l'Arcivescovo Bartolini
quale godè l'arcivescovado vicino a 5 anni et pochissimo avanzò per la sua
liberalità e splendidezza al quale successe il cardinale ................ il
quale fu detto il cardinale di Pisa il quale nel tempo che lo tenne mai venne a
vedere la sua chiesa (disgrazia propia di questa città che dando entrate sì grandi
all'arcivescovi) che pure esangue da nostri antenati o vogliamo dire de poveri
e questo acciò habbino con più amore a vigilare al suo gregge se ne stiano la
più parte del tempo assenti eppure il concilio di Trento ne astringe alla
residenza e non so come appresso a Dio se la saldino che se la atribuiscano
all'aria chi la necessita a cercarlo che non mancheria chi lo piglierebbe con
patto di stare alla residenza (a) continuo in qualsi sia aria e molte volte
resta defraudata la mente di nostro signore qual crede o per dir meglio li
significano che la lor chiesa non patisca e la loro assenza non li sia di
danno. L'anno 1558 sua eccellenza scrisse a molti principali cittadini
chiedendo denari in prestito, a chi 1000 e a chi 500 scudi secondo l'essere, per
renderli a un certo tempo con l'interessi fu dato parte di quello domandava
scudandosi non haver possibilità di contribuire di vantaggio, ma in cambio che
fussi ricevuta la scusa fu trovato modo per altro verso d'haverli poichè di lì
a pochi giorni venne a Pisa un tale don Lorenzo Corboli il quale impose un
balzello estraordinario imponendo a ciascuno secondo l'havere non passando però
la maggior somma scudi 500 che invero fu altro che pigliarlo con interesse e
seguì con incommodo grandissimo et in particulare che i mediocri di facultà
quali venderno a rompicollo ciò che poterono e fu una bastonata che se ne
ricordorno per un pezzo perchè la città vota di dentro è in cattivissimo stato.
Il medesimo anno spedì il duca 15 capitani e fatte le loro compagnie vennero a
Pisa e vi stetero alcuni mesi per ristoro dei poveri pisani nè si sapeva a che
dovessero servire et erano trattati male con mezza paga e per essere d'inverno
rovinorno le case abbruciando sino i travicelli e le finestre per fare fuoco e
li cittadini non erano sicuri per le strade poichè di notte facevano
squadriglie e armata mano fermavano la gente levandoli denari; al qual
disordine fu necessario concedere l'armi a ciascuno per ovviare a questo
inconveniente, ma durò poco perchè fu sbandito ogni cosa. Dopo questo il duca
volendo addolcire gli animi amareggiati delli pisani eletti dal Comune quali
voleva fussero imborsati nelle borse dei cittadini fiorentini essendo stati
eletti gli infrascritti messere Pietro Calefati dottore, messer Giovanni Battista
Pattieri dottore, messer ........ Gualandi vescovo di Cesena, Giovanni Battista
Galletti, Giovanni Filippo Lanfranchi, Agostino Rossermini, Pietro Griffi et
Pietro della Seta. Quali mandati in lista Fiorenza furono imborsati restando
cittadini fiorentini loro et i loro discendenti Pietro Griffi hebbe il
commessariato di Casoli e di altri castelli de Senesi. Agostino Rossermini
commissario nella città di Massa di Maremma, capitano del castello et altri
furono mandati in altri luoghi. In questo tempo fece il duca una compagnia di
archibusieri a cavallo per guardia della sua persona oltre a i lanzi che teneva
et erano quasi tutti di Pisa e andavano per tutto dove andava il duca quale in
breve tempo fu reformata. Tornò il duca di nuovo a stare tutta l'invernata a
Pisa qualcosa nel tempo della guerra haveva dismesso, standosi di più 7 et 8
mesi il che era molto utile alla città perchè si spacciava più le grascie et
ogni altra cosa. In questo tempo la duchessa madama Leonora faceva grande
imprese di terre coltivando di molto paese e ne raccoglieva quantità di grani
sicchè vi stava incredibilmente volentieri si ancora per li passatempi per le
caccie e pesche. L'anno 1560 hebbe l'arcivescovado di Pisa Don Giovanni Medici
secondo genito di sua eccellenza vivente anco il cardinale Ribiba quale
renunziò non potendo fare di meno. Detto Don Giovanni Arcivescovo era stato
molto prima assunto al cardinalato e volse fare l'entrata pontificale come fece
l'anno per la quadragesima e fu nel modo infrascritto. Era il cardinale arcivescovo
in abito pontificale sopra una mula fuori della porta di S. Marco e già haveva
ricevuto l'incontri nell'entrare in città; andavano avanti tutti li soldati
delle bande seguivano questi una catena di fanciulli pisani tutti vestiti di
drappo bianco con rami di olivo in mano; succedeva a questi tutti li regolari
religiosi della città et all'ultimo il clero; egli andava in mezzo a i canonaci
questi erano a piedi sotto un baldacchino di velluti crimisi rosso; dopo di lui
venivano alcuni vescovi che si ritrovavano in Pisa, di poi il Duca con tutta la
sua corte e doppo li magistrati della Città con altri cittadini: chi a piedi e
chi a cavallo; andava alla staffa del suddetto Arcivescovo cardinale tenendo
una mano sopra la groppa della mula Guglielmo Lanfranchi come più vecchio della
famiglia di cui è solito fare questa cerimonia all'entrata della città tirorno
l'artiglierie della fortezza; per le strade erano stati fatti molti archi
trionfali e statue con molta magnificenza accompagnati di varij motti e sonetti
fatti in lode dell'Arcivescovo e del duca. Nel medesimo anno si scoperse il
crocifisso di S. Matteo in questo modo che essendo detta immagine in una stanza
dove le monache tenevano legnia e simili cose o come altri vogliano che sia
stata l'immagine della Vergine queste monache nel passare che facevano avanti a
detta icona erano solite fare riverenza, occorse che un giorno una monaca
attratta dalle mani facendo orazioni a detto crocifisso (secondo il mio parere)
fu in un subito guarita, di che incominciando a piangere di tenerezza et
allegrezza corse a dare la nuova alle monache le quali divolgando il fatto fu
aperta detta stanza che riusciva di lungo Arno e così frequentata dal popolo
che in gran numero concorreva, fu fatto di detto luogo un oratorio dove dal
contado venivano in processione molte persone scalze e si ricevè dalla gente
molte grazie, durò per molto tempo e dura ancora, sebbene non con quel fervore
essendosi in progresso di tempo scoperti altri luoghi nei quali SDM s'è
compiaciuta far grazie e miracoli trapassandoli devotamente da un luogo
all'altro. Eravi in questo tempo fatte certe prammatiche in Fiorenza per
raffrenare i lussi continui quali erano la rovina di ogni stato e condizione di
persone circa il vestire delle donne maritate, disordine che fra le gravezze et
altro metteva a terra le case, cagionando che la maggior parte andava a rilento
a pigliar moglie poichè era un rovinarsi e seguiva pochissimi parentadi e per
questo (come si è detto) si mettevano molte fanciulle ne conventi sicchè mossi
dall'esempio altrui deliberorno istituire detta prammatica per il quale effetto
funno eletti alcuni cittadini deputati, Messer Giovanni Battista Pattieri,
Messer Girolamo Pappoli, Capitano Agostino Rossermini, Agostino Agostini, Luca
del Testa e Matteo da Forcoli i quali fecero gli ordini divisi in tre gradi di
persone cioè che le moglie di quelli che havessero il primo magistrato de
Priori potessero havere certe cose particolari non concesse all'altre e le
moglie di quelli che facevano Arti Civili pure si concedevano alcune cose et
alli più bassi secondo questi tre ordini cioè nobili cittadini e plebei non
come hoggi che fanno quattro parte ponendo i gentilhuomini di prima e di
seconda classe. Si lasciava libere della riforma le moglie dei Cavalieri,
Dottori e capitani parzialità che fu causa che durò poco. Fatti i capitoli
funno con l'ordine di Sua Eccellenza pubblicati e data facultà a i Consoli
della Seta di farli eseguire qualcosa fu per poco spazio con grand'ira delle
donne osservata non potendo soffrire di vedersi differenziate essendo proprio
di ciascuno massime in Pisa, uno non cedere all'altro che è pure una grande
sciocchezza poichè l'infimi a non cedere a i maggiori di sè avviliscono più
loro medesimi poichè se in poco conto è la loro nobiltà quantomeno saranno
stimati loro che sono infimi cosa che non s'usa così altrove ma con scambievole
cortesia e prudenza il bottegaio loda il gentilhomo et il nobile non disprezza
l'inferiore. Funno per l'inosservanza de capitoli accusate alcune donne quali
in parte funno assolte e ............. a fare ........... abilità ma di la
prammatica in futuro e si proseguì al solito tornando alle peggio di maniera
che molti ridotti male funno necessitati a ritirarsi in Villa e di qui è che
alcuna casa non è mai più uscita. Nel medesimo anno per buona fortuna fu
distribuita una quantità di grano nel Comune a lire 17.13.4 per parte quale si
vendeva in quel tempo a lire 8 per parte, che era un grande scapito; fu
cresciuto il sale a 4 quattrini et il saccone che non passava 200 scudi
arrivava fino a soldi 900, di maniera che quando volevano alzare un poco la
testa subito veniva nuovi dolori. L'anno 1564 il Duca si partì per la volta di
questa città pigliando il cammino della Maremme con la sua Corte e con il
Cardinale Arcivescovo, quale cardinale per viaggio si ammalò et in arrivando a
Livorno se ne morì di dove fu mandato il cadavero a Pisa incontrato dal Duca
suo Padre che era a spasso per la città in carrozza quale segnandolo proseguì
tutto il giorno il camminare per la città con gran costanza non havendo gettato
una lacrima frattanto il cadavero fu portato nel Duomo con quella pompa che si
può credere e la mattina seguente s'incamminò verso Fiorenza alla solita
sepoltura di casa Medici. Hebbe la chiesa primaziale di regalo dal detto
arcivescovo un paramento per celebrare di velluto cremisi trinato d'oro quale è
stato di molto utile di gran durata. Portò grande affetto alla Chiesa pisana
poichè quando andò a visitare Pio IV quale teneva come parente ottenne per privilegio
il rocchetto sotto la cappa la quale portandosi prima ad usanza di veste fece
si portassi nella medesima maniera da prelati e portando l'estate la cotta sola
li ottenne il rocchetto e sopra la mazzetta ad usanza de i Cardinali gran
speciale non comunicato così a tutti esenzionò li detti canonici facendoli suoi
famigliari e che non fussero sottoposti al Vicario concedendogli privilegio
d'armi e di poterle fare portare a loro scudieri e loro famiglie cosa che
arrecò non poco di biasimo appo a coloro che hanno sentimenti religiosi haveva
fatto miglior cosa si alla chiesa come al Capitolo se il tempo glielo havessi
permesso essendo ancora in tempo da portar simil carica sendogli stato fatto
tal privilegio come figlio del duca Cosimo. Successe all'Arcivescovado Agnolo
Niccolini, governatore di Siena quale fu il rovescio della medaglia, essendo
stato miserissimo, che neanco fece il giuramento che era obbligato di
........... alla sua chiesa; dicono che questo fussi causa che fusse portato
via il Crocifisso, quello si teneva in Santa Cristina chiesa ........ posta di
lung'Arno vicino alla dogana da cui S. Caterina da Siena ritrovandosi in Pisa
haveva ricevuto le sacre stimate cosa che rese l'animi delli pisani esacerbati
il vedersi privi di un tanto tesoro per opera di chi più dovessi conservare non
havendosi dubio che fussi stato portato alla città di Siena con suo consenso
havendo il governo di essa città . Pochi giorni
passorno che passò a miglior vita un altro figlio del Duca nella città di Pisa
di età di 15 anni nominato Garzia onde essendo inferma la Duchessa per dolore
de dua figlia perduti aggravando il male in pochi giorni se ne morì cosa che
rese gran maraviglia che in sì breve tempo morissero tre principi di commoda
età anzi due di pochissima; li cadaveri de i quali furono portati dopo le
solenne esequie alla solita sepoltura di Fiorenza. La morte di detta Duchessa
fu di gran danno alla città perchè si conferiva l'aria al Duca e con il gusto
che haveva la Duchessa più volentieri vi si tratteneva. Erasi la religione di
S. Stefano poco tempo fa istituita dal Duca aumentata assai in questo tempo e
perciò il Duca haveva fatto un Palazzo sulla Piazza già del Senato sopra i
medesimi fondamenti del Palazzo della Giustizia poi servito per il Potestà
quando nel 1493 era governata da i fiorentini servì ancora detto Palazzo doppo
esser levata di lì la Giustizia per i cavaleggeri di Sua Eccellenza nella
suddetta Piazza facevasi giustizia et era il raddotto del popolo e credesi
dovessi esser il mezzo della città poichè nel fare i bastioni modernamente si
sono trovati molti fondamenti e fra gli altri ho visto esser stato ritrovato
fra la Chiesa demolita di S. Lazzero e S. Stefano fuori della porta a Lucca un
pavimento bellissimo intarsiato quale era sotterrato segno evidente che la
città fussi di maggior circuito venendo la mancanza delle genti si restrinsero
di sito perchè non si rendessi più difficile a guardare di qui a che il quor
della città dove spesso nascevano tumulti al che per più comodamente ovviare fu
trasportata la Giustizia al Ponte. Vi era il Palazzo della Repubblica per il
Consiglio di Guerra quale fu riservato per li Priori del comune e restaurato
l'anno Cominciorno li Cavalieri ad abitare il nuovo Palazzo circa l'anno 1566 e
tenevano per loro Chiesa la Prioria di S. Sisto per altro nome detta S. Croce
acciò offitiassero ivi li Preti Cappellani Cavalieri alli quali si dette per
Priore un Francesco Perignani cardinale pisano homo di buone qualità e stato
più volte vicario. Di poi essendo venuto in pensiero a Sua Eccellanza di
fondare una bellissima chiesa per detta religione a dì 8 aprile 1566 a hore 11
incirca fece intimare Sua Eccellenza una solenne processione con l'assistenza
del Cardinale Niccolini arcivescovo e due vescovi, li canonici e tutto il Clero
et li regolari e circa a cento cavalieri vestiti d'abito con le solite
cerimonie si fondò la chiesa di S. Stefano Papa e martire accanto del Palazzo
suddetto staccata però, anzi isolata nel qual luogo era prima una chiesetta
intitolata a S. Bastiano delli impiccati perchè vi si seppellivano i
giustiziati; la prima pietra che si gettò era di marmo quadrato entrovi
scolpito un'arme di casa Medici e sopra una croce con alcune lettere latine et
attorno sui canti vi era alcuni incavi tondi circa a 40 dove il Duca fatta la
cerimonia pose più medaglie d'oro, d'argento, di metallo con la sua impronta e
sopra quattro piastre di rame che coprivano dette medaglie e sopra un'altra
pietra simile alla prima incastrata con metalli il principio del muro dove si
pose detta pietra è sotto il canto avanti la Chiesa verso il Palazzo. L'anno
1567 fu messo un altro balzello tanto grave che superò quello di 10 anni a
dietro e se si fussi voluto il pagamento in una volta sarebbe stato una gran
cosa e l'isterminio di molti al quale si pose un temperamento di pagare un
tanto alla giornata. In questi medesimi tempi fu principiato il Palazzo per
l'abitazione del Duca restando il Palazzo Vecchio assai angusto per crescere il
numero dei cortigiani di ........ intitolata a S. Donato nel più bello della
Città benchè detta fabbrica restassi molto più bassa contro il volere di Sua
Eccellenza. L'anno 1569 le monache di S. Martino e di S. Lorenzo dell'ordine di
S. Francesco furno di commissione di Sua Santità levato dalla cura delli frati
conventuali e sottoposta all'ordinario il che quando li fu intimato non volsero
subito obedire per il che si tolsero le licenze a tutti e fu proibito che
nessuno li potesse andare a visitare nè a portar roba per il che state così due
giorni obedirno e seguì con molto loro utile perchè sendo li frati bisogniosi e
mutandosi spesso erano necessitate sovvenirli e così si spropriavano per dare a
frati che buona cosa sarebbe che ............ li due conventi chi vi restano
poichè li frati (sia detto con pace dei buoni) troppo si affezionano e con
troppa familiarità esercitano simil cura. Essendo il 1570 vedendo la città di
Pisa che dal peccato commesso verso Santa Chiesa in qua si vedeva evidentemente
la città andare di male in peggio e con tutto che Sua Eccellenza si industriasse
di ridurla in buono stato non di meno pareva che il cielo non acconsentisse al
lor bene di qui mossi si risolsero ricorrere di nuovo alla Santa Chiesa
nonostante la riconciliazione fatta da Martino V come sopra, a questo effetto
fu spedito a Sua Santità alcuni pisani a richiesta de quali e dell'Arcivescovo
di quel tempo fu concessa plenaria remissione di ogni offesa che per l'adietro
fussi stata fatta a detta Santa Chiesa, con autorità pontificia all'Arcivescovo
di potere benedire la città e le campagne il che fu eseguito con solennissima
pompa sì di processioni che di apparati. In questo tempo si trovò il numero de
Cavalieri della Novella religione ascendere al numero di 360 e la loro chiesa
era di già coperta et in termine di poterla già offitiare s'incominciò il
Convento per li Cavalieri Cappellani et alla torre di già detta della fame si
fabricò per fabbricare lo spedale per detti Cavalieri quali servì poi per i
Gran Conservatori et altri cavalieri. Dopo la morte del cardinale Niccolini fu
dato l'arcivescovado al cardinale di Montepulciano il quale fece subito il
paramento in Chiesa per celebrare, assai bello. Nel tempo che vi stette fece
gran limosine per la città e fabbricò il Collegio detto di Montelpuciano dove
si dà il vitto a giovani di detta città in tempo di studio acciò havessero i
suoi patriotti di tirarsi avanti nelle lettere. Morì il Duca Cosimo a dì 10
aprile 1574 il quale era stato dichiarato granduca di Toscana da Pio V l'anno
1570 per molti servizi fatti a santa Chiesa e per la prontezza che mostrò nel
mandare 12 galere nell'impresa navale di sì fiorita gente. La città di Pisa
fece nella morte di questo gran principe non ordinaria perdita havendo ricevuto
così singolari benefitij come si è detto. Successe nel gran ducato Don Francesco
suo figlio al quale furono mandati ambasciatori di condoglianza del Comune di
Pisa et insieme di congratulazione; li eletti furono messer Pietro Calefati,
messer Raffaello del Setaiolo et il capitano Agostino Rossermini. In detto anno
morì il Cardinale di Montepulciano e fu dato l'arcivescovado al ........ Giovan
Antonio Vitelli il quale fece l'entrate al solito solennemente nè si sa
particolari che facessi donativi o altro. Stavasi nella città con qualche
dubbio dell'affetto che fussi per portare a i cittadini pisani il nuovo Gran
Duca e per quanto si poteva cognietturare veniva mostrato ogni sorta di rigore
se da alcuno fussi stato inciampato in qualche benchè leggerissimo delitto e
questo si diceva accadesse perchè essendo vivo il Duca suo padre e stando di
lungo in Pisa s'era invaghito di una dama in casa Ceuli e passando spessissimo
avanti la casa di detta signora et havendo cercato di introdursi in alcuni
festini fatti in detta casa fu male intesa da parenti essendo persone di molta
reputazione et honore che credo (per quanto le relazioni rapportano) fussi
dismesso una sera un festino con qualche dimostrazione per poco gusto che
havevano della qual cosa essendo stato fatto reclamazione al Duca suo padre fu
ordinato da Sua Eccellenza al giovane principe che se n'astenesse, il che poco
giovò, seguitando al solito e ritornando di nuovo al Duca Cosimo, il Duca fece
chiamare don Francesco in una stanza appartata senza haver visto li nominati di
casa Ceuli et il Duca fece una grandissima bravata al principe dicendoli insimo
che se l'havessero ammazzato non haverebbe fatto risentimento alcuno e poi in
sua presenza chiamati li detto replicò a don Francesco le medesime cose e da
queste cause si argomentò che conservassi qualche odio verso la città . Morse
l'Arcivescovo Vitelli al quale successe il marchese di Pietro Iacopo Borbone
dal Monte quale visse poco e morì giovane di anni 39 et a suo tempo credo fussi
stata fatta la benedizioe sopradetta. Nel 1576 fu eletto il signore Lodovico
Antinori in arcivescovo quale arrivato a Pisa morì senza pigliare pure il
possesso. Successe a questo il reverendo Bartolomeo Giugni assai vecchio campò
appena due anni. Venne di poi il signor Matteo Benuccini, nel suo tempo,
successe un caso assai stravagante nel quartiere detto S. Martino e fu che una
famiglia intera di cui non ho potuto havere notizia si trovò esser stata uccisa
fino i servitori nè mai si seppe da chi, caso veramente assai spaventevole.
L'anno 1583 fu fatta l'elezione dell'arcivescovo il signor Carlo Antonio dal Pozzo
piemontese che riuscì homo di gran testa e molto utile alla città di cui ne
durerà la memoria per un pezzo; questo havendo trovato gli eclesiastici assai
rilassati per le molte e brevi variaziani dell'arcivescovi pose mano a
riformare li costumi de preti il che gli riuscì facilmente havendo havuto
l'appoggio (come si dirà) di Ferdinando I; fu fatto da questo arcivescovo molte
opere buone tra le quali un donativo di un paramento da messa di broccato molto
ricco, fu fabbricato dal medesimo una cappella in testa del Camposanto
istituendoci una oiziatura perpetua quale paga la Casa del Pozzo benchè sia
male eseguita l'intenzione di detto prelato celebrandosi una volta in cento;
fondò di più un Collegio chiamato de Piemontesi situato in su la piazza detta de
Cavalieri dove si alimentano numero di giovani del Piemonte acciò che possano
incamminarsi nelli studi; fu ancora dal detto Arcivescovo fatta una soffitta
assai ricca d'oro e di figure nella chiesa di S. Frediano di Pisa: nella corte
di detto Prelato accadde un accidente assai lacrimevole che un tale canonico
Sabini suo favorito e commensale homo di molta bontà e sapere quale incaminava
in quei tempi l'oratorio di S. Francesco di Paulis e da cui era stato fatto
l'altare della Madonna di sotto gli organi del Duomo, si trovò nel pozzo
dell'Arcivescovado affogato; chi disse vi fusse stato gettato, altri volsero
che vi si gettasse da sè essendo stata trovata la corona sul pozzale et a piè
di esso le pianelle caso veramente spaventoso e occulto giudizio di Dio. Nel
1588 essendo stata fatta una bellissima colazione dalla Duchessa Bianca con
confezioni et altre delizie fu posto tra esse confezioni avvelenate a fine di
levar dal mondo il cardinale Fernando per poca intelligenza che passava tra
esso signore e detto cardinale; portò il caso che havendo preso il granduca
Francesco di quelle confezioni non consapevole del fatto la medesima duchessa
sua vedendo l'infelice esito che haveva havuto il suo disegno prese anco ella
volontariamente il veleno e così ambedue finirono la vita, restando in luogo
del Granduca Francesco, Ferdinando Cardinale di Santa Chiesa il quale
seguitando le vestigie del Granduca Cosimo rivolto l'animo a cose grandi e se
da Cosimo fu la città di Pisa sollevata, da Ferdinando ancora fu sempre mai beneficata.
A suo tempo fu fortificata l'Isola d'Elba, havendola ottenuta a poco a poco per
ricovero delle sue Galere dal Principe di Piombino e ridotta a quel segnio che
si vede a nostri tempi. Fu dall'Armata turchesca all'improvviso ......... detta
isola et il Porto principale detto Portoferraio assediato in termine che il
caso era già disperato, quando la prudenza e l'ingegno di un tal colonnello
Simeone Rossermini, cittadino pisano ricorrendo alle strattagemme dove non
arrivavano le forze di notte tempo armando una Galera con munitioni et viveri a
sufficienza ....... molti i quali havevano lingua turchesca e dando la voce
d'esser galera amica passò fra esse et in salvamento dette il soccorso del qual
fatto quei di dentro erano consapevoli di che vedendo l'inimici persi d'animo
abbandonorno l'impresa. Nell'anno 1590 si introdussero li cappuccini fuori
della città un quarto di miglio incirca luogo detto S. Donnino il sito del
quale li fu concesso dalla religione dei Cavalieri di S. Stefano e vi si
fabbricò in brevissimo tempo il convento con una chiesa la cui entrata era dove
è hoggi un'immagine della Vergine sotto quel portichetto. Dal Granduca
Ferdinando fu fabbricato un collegio detto dal suo, Collegio di Ferdinando dove
le comunità di Fiorenza e di Pistoia et altri mantenessero suoi cittadini a
studio cosa molto utile per lo Stato. D'ordine del medesimo Granduca furno
fatti l'acquedotti che conducono l'acqua da Asciano a Pisa cosa molto utile
alla città essendo per primi stati sotterranei e molto facili a guastarsi come
anco resti di miglior qualità l'acqua sopra a terra per esser dal sole purgata.
Mentre che il Granduca Ferdinando si adoprava in abbellire e aggrandire la
città la fortuna portò nel 1596 lavorandosi sopra li tetti della Chiesa
primaziale in occasione di accomodarsi la copperta di detta macchina fatta di
lame di piombo e bisognando a tale effetto il fuoco accadde che dandosi volta a
un caldano benchè raccolto con diligenza dovessi entrare in qualche piccola
fessura qualche favilla cominciando ad operare a poco a poco nelle 7 hore di
notte li 25 ottobre proruppe in incendio tanto grande che consumò quasi ogni
cosa al quale spettacolo concorse tutta la città muovendo le lacrime a
ciascheduno per la perdita che si faceva di quanto vi era restato di buono; fu
fatto sforzo di salvare quel tanto si poteva e soprattutto la Vergine
Santissima di sotto l'organo ricco tesoro che racchiude in sè questo gran
tempio nonostante il cadere liquefatto piombo che in quantità pioveva; fu
portata fuori dal fervore di quei cittadini quali si opposero ad ogni
........... e collocata nella Chiesa di S. Giovanni seguitò intanto il fuoco a
fare il suo corso quale si può immaginare ciascuno come operasse in quei
legnami di si lungo tempo essendo tutta soffittata nè vi restò di salvo altro
che li altari difesi dalla volta cosa che (come ho detto) haverebbe cavato le
lacrime da i sassi in vedere uno sterminio di cosa sì bella abbruciato insino
le porte di getto che vi erano; venuta la mattina vedevasi ognuno confuso e più
degl'altri i Preti quali privati della lor Madre non havevano forza di formar
parola; fu determinato l'ofiziare in S. Giovanni fino a tanto che fussi
piaciuto al Signore resarcire detta rovina. La nuova del caso arrivata a
Ferdinando ognuno si immagini quanto li dispiacessi poichè vedevasi la fortuna
attraversare i sua disegni ma perchè dei grandi il proprio è non perdersi
d'animo pensò subito al modo di tale reparatione e fu che tutto lo Stato
concorressi a questo, aggravata dunque la rendita del sale con giuramento
pubblico che essendo terminato tal resarcimento dovessi tornare al solito; fu
dato principio e riuscì col tempo molto più bello di prima come vedesi dipinta
di una soffitta ricchssima e di una tribuna di squisitissime pitture. Fu
riconsacrato detto tempio nel 1604 da Carlo Antonio dal Pozzo, essendo operaio
il Castelli al quale successe poi Mario Ceuli; fatto questo si pensò a
rimettere nel Duomo di sotto l'organi et a ciò fare si intimò una solennissima
processione essendo di già stato fatto un assai bell'altare non più sotto
l'organi ma dallo spogliatoio dei canonici, venne il giorno deputato dove
concorse tutto il popolo ancora dei contorni e fatto un ricchissimo baldacchino
di broccato a questo effetto e numero grande di torce s'incominciò a dare
ordine alla processione et in quanto venute alcune differenze tra i Fiorentini
della compagnia di S. Guglielmo et i pisani chi dovessi portare la Madonna
doppo longo contrasto venuti alle mani successevi una gran mano di torciate che
fu una cosa bruttissima essendo stato messo mano ancora alle armi, cosa
veramente di miracolo che in tanta furia di popolo non solamente non perissi
alcuno, ma neanco si spargessi una gocciola di sangue. In questo romore fu dato
la spinta all'Arcivescovo dal Pozzo e fu creduto che fussero stati alcuni
pisani e fra gli altri alcuni canonici per esser pocobene affetti a detto
Arcivescovo di qual cosa ne ricevevano de disgusti e la Madonna fu collocata
nel luogo dove di presente si vede e per parlare qualche cosa del ritrovamento
di questa Vergine dirò quel tanto se n'ha relazione da i Vecchi et in
particolare da Francesco della Seta operaio dei nostri tempi e più pratico e
più intendente dell'antichità della nostra città. Dicono dunque non essendo
però autentico che detta Vergine potessi essere che essendo in potere degli
Upezzinghi si vedessi qualche miracolo e che poi fussi stata collocata in detta
chiesa e per la venerazione che vi si haveva non si usassi scoprire o pure che
detta Madonna havessi parlato dicendo che nessuno havessi ardire a scoprirla.
La verità è che molto tempo non è stata vista e si dubita che sia di pittura o
di rilievo parendo a molti che in questo e per quelli che va intorno cioè che
l'Arcivescovo dal Pozzo con alquanti suoi intimi desideroso di chiarirsi del
fatto andassi e scoprendola restasse attonito et in pochi giorni passassi di
questa vita e li altri astanti finissero malamente, fra i quali un tal canonico
....... et Sabini et altri; dicesi altre varie cose che tralascio per non
havere fondamento. Solo che gran grazie concede e ne bisogni gravi della Città
si espone in grandissima pompa soccorrendoci in molti bisogni come a mio tempo
più volte è successo come si dirà. Non mancava in questo mezzo il Granduca
Ferdinando di aiutare a sollevare lo stato cadente della città che però lo
vediamo scolpito sopra la fonte del palazzo che da la mano ad una donna che è
per terra poichè in effetto così fece e se fussi campato longo tempo buon per
Pisa e per far meglio questo invitò molti mercanti a venir a trafficare con
darli habilità e molti privilegi a i cittadini medesimi dava animo e denari
perchè impiegassero nelle mercanzie. L'arte della seta e della lana fu rimessa
in buon stato in maniera che la città in breve crebbe molto e vi era ricchi
mercanti et in particolare spagnoli con i quali era tanto affabile che alcuna
volta non sdegnò entrare in casa di essi allettandoli con la benignità e da un
certo mercante ricco fulli fatto mostra di gran ricchezza che possedeva
offerendo a Sua Altezza et ancora volse donare ad alcuni cortigiani più bassi
delle medaglie d'oro; Sua Altezza non comportò che pigliassero niente
ringraziandolo; dette inoltre una facoltà che chi voleva fabbricare di lungo
Arno potessi comprare benchè li padroni ostassero pagando però il giusto e quando
vedeva che uno havessi fatto qualche bella facciata lo chiamava a sè e diceva
che haveva hauto caro che s'abbellisse la città e alcune volte regalavali di
cacciagione o altre galanterie. Aggiunse la fabbrica dell'arsenale et il
lavorio delle galere fece fare di suo ordine le loggie dei mercanti cosa
veramente bella e commoda dove sopra funno fatte stanze per servire
dell'ufficio dei fossi. Fu mandato in questo mentre, correndo gli anni della
nostra ......... 1605 alla sorpresa di Scio dove andorno molti pisani e ne
portorno numero di schiavi e molte bandiere quali si vedono nella chiesa di S.
Stefano. Non gran tempo doppo animato dal felice successo mandò di nuovo le sue
Galere col comando di Silvio Piccolomini, quali arrivando a Bona dierono la
scalata, mostrando molti Pisanni in quel fatto il valore antico, e furno
portati ancor di questo luogo molta preda, come sopra. Poco doppo fu fatto
nella Chiesa Cattedrale le tre bellissime Porte di getto con gli Angeli et il
Crocifisso che si vedono all'altar grande, opera di Giovan Bologna bravissimo
homo di quei tempi. Facilitò in questo tempo l'avanzamento della città una pace
universale quale si godeva, accompagnata da una abbondanza che veramente
potevasi chiamare il secolo d'oro, vivendo li cittadini sicuri abbondanti e
senza aggravij per le quali cose concorrevano li forestieri come alla Città
della Cuccagna fra i quali furono molti Genovesi Lucchesi Spagnuoli et Inglesi
a segno tale che si pensava di far nuove abitazioni come di fatto alcune se ne
fece; fu richiesto sito da fabbricare nella Città da i Genovesi et ancora molti
granatini richiesero il poterci fabricare una strada intiera il che fu denegato
per esser gente di falsa religione, dubitando che non havessero seminato
qualche infedeltà, sebbene a molti parve mal fatto perchè dall'esempio de
Cattolici in progresso di tempo si sarebbono ridotti al viver Cristiano et
haverebbero arricchito et popolato la Città e reso coltivata la Campagna come
fecero in alcune Città d'Africa riduncedole in fiorentissimo stato. Nel 1607
incirca si eresse da fondamenti l'oratoio e Spedale de Sacri Chiodi a
esortazione di un tal Tiburzio Mealdi Senese Canonico della Chiesa Pisana homo
di somma bontà facendo di mestiere che nella città di Pisa venghino i
forestieri a far l'opere di pietà essendo in questo la città poco inclinata
fondò dunque questo Padre detto oratorio con gran fervore andando li novelli
fratelli a portare terra e calcina per termine di humiltà e per il desiderio
grande che havevano di incaminarsi nel servizio di Dio; funno istituiti molti
capitoli che osservati haverebbero formato una vera squola dell'amor di Dio.
Nel medesimo luogo fu fatta la Congregazione de Preti e Chierici in questo però
disferenziato ma morendo detto fondatore intiepidì a tal segno a poco a poco
che altro non tiene che il nome di oratorio sì come ne posso parlare per
pratica havendo in quello fatto alcuni pochi esercizi. Ha il detto spedale
circa a 60 scudi d'entrata per li convalescienti de quali pochi ne spendono in
quanto non essendo chi li riveda dispensandolo in altre opere qual cosa è
contro la volontà del testatore. Fugli lasciato alcune doti da un fratello per
darsi ogni anno quali furno l'ultima rovina del luogo poichè quando negli
oratorij si tratta dell'interesse lo spirito va da banda cercando molti il loro
avanzamento più che il servizio di Dio et essendo entrato in tali materie
descriverò alcuni oratorij che furono in Pisa che serve pure per l'istorie ben
che fiorissero in altri tempi. Si trova che nel tempo della Repubblica circa
gli anni 1250 fiorì l'oratorio dei Disciplinanti di S. Giovanni Evangelista per
opera del Beato Giovanni della Pace nobile Cittadino Pisano il quale servendo a
Dio in abito eremitico si ritirò in detto luogo rizzandovi uno spedale per
ricevere i Pellegrini e Poveri derelitti facendovi molti esercizij spirituali
quali nell'andar del tempo raffreddorno e vi restò la detta Chiesuola rinovata
in parte restando non più oratorio ma ben relassata Compagnia, come le altre.
Fiorì anco nell'Anno 1311 l'oratorio di S. Salvatore fondato da B. Giordano
pisano Domenicano homo così singolare che fu lettore nell'università di Bologna
in Teologia e fu mandato a quella di Parigi benchè per viaggio morisse; funno
in diversi secoli altri luoghi a questo effetto fondati in luoghi assai remotij
attij a simili esercizij. Fu ancora in quei tempi il B. Domenico Vernagalli
nobile Pisano monaco camaldolense quale datosi nel 1219 a opere pie fra l'altre
esercitò un'opera assai singolare che fu il raccattare i poveri nocentini e da
questo hebbe origine lo spedale de Trovatelli fatto all'hora a canto alla
Chiesa di S. Michele di Borgo dove stava di stanza detto Beato, e riusciva lo
spedale dove sono hoggi i magazzini e la chiesa di S. Bastiano come più
diffusamente il Tronci nelle vite dei Beati. Ne tempi di Ferdinando si esercitò
ancora l'oratorio di S. Francesco di Paola retto dal Canonico Sabini
soprannominato quale ancor lui venne meno. Successe a questo S. Ambrogio benchè
arrivasse a poco fervore e poi è mancato quasi del tutto .......... l'oratorio
delle Sacre Stimmate di S. Francesco eretto di longa mano quale ha fiorito in
diversi tempi essendo ancora mancato l'esercizio spirituale più volte è
riassunto in diversi tempi, al quale è annesso lo spedale de poveri Pellegrini
esercitato con molta Carità. Nell'anno 1608 passò a miglior vita l'Arcivescovo
dal Pozzo con sentimento di tutti eccettuato de cattivi de quali era
inimicissimo che con le parole solo li faceva tremare del quale ne vive la
memoria anchoggi mediante la sua rigidezza però dentro a termini di giustizia,
fu eletto in suo luogo Monsignor Salustio Tarugi da Montepulciano. Nel medesimo
anno venne a morte il Granduca Ferdinando che fu la maggior perdita che potesse
far la Città sicchè in un medesimo tempo perse due Capi sì grandi uno nel
temporale e l'altro nello spirituale e si può dire che finissi con la morte di
Ferdinando le speranze della Città di Pisa. Pigliò il possesso doppo la morte
del Padre il Granduca Cosimo Principe di ottima mente quale seguitò le vestigia
del padre benchè la poca sua sanità concedessi il fare poche cose. Nel 1609
venne di Germania l'Arciduchessa Cristina eletta per moglie del Granduca Cosimo
qual cosa fu di grande honorevolezza per esser sorella dell'Imperatore benchè
le spese fussero disorbitanti et in processo di tempo fu la rovina dello Stato.
In questi tempi successe l'incendio a Librafatta ma dette l'esercito della
polvere e periano circa a 25 persone. L'anno 1613 ordinò Sua Altezza si
esponessi la Madonna del Duomo per il Principe Don Francesco suo fratello
stando grave d'infermità servandosi il solito ordine ch'è, che 3 sere avanti
che si esponga suona doppo l'avemaria la campana maggiore mezz'hora a distesa,
poi suona un doppio con tutte le campane come ne doppi maggiori et il dì avanti
o due giorni si manda il bando d'ordine del Vicario quale ne luoghi più
pubblici della Città e si espone sempre il giorno avanti la Processione. In
questo tempo si tranlata il Sacro Fonte dalla Chiesa di S. Ranieri a quella di
S. Giovanni Battista essendo stato fatto a questo effetto un bellissimo fonte
battesimale. Nel 1618 si espose per le continue piogge d'ordine del medesimo
Granduca l'istessa Madonna con le solite cerimonie e d'ordine del Granduca si
passò da Palazzo stando egli infermo. Passò all'altra vita Monsignor Tarugi
havendo fatto il solito donativo di un paramento da messa di teletta bianca
alla Chiesa Pisana, a cui successe Monsignor Francesco Bonciani homo di gran
bontà e sapere, come dimostrò nell'aggiustamento che trattò tra il re e la regina
di Francia mandato a questo effetto in Francia dal Granduca Cosimo, dalla quale
Regina fu honorato detto Arcivescovo d'una Credenza per Celebrare d'Argento
dorato, cosa veramente bellissima e di gran fattura essendo tutta storiata di
basso rilievo, qual dono lasciò alla sua Chiesa Pisana. Fu fatto dal detto
Arcivescovo molte opere di carità e molto più haverebbe fatto ma poco poteva
per le disorbitanti pensioni ch'erano sopra all'Arcivescovado ascendenti a 9000
scudi l'anno, veramente incompatibili avverandosi quel detto che chi puole non
vuole e chi vuole non può. Passò di questa vita il 1620 a cui successe in suo
luogo Monsignore Giuliano Medici il quale prese il possesso dell'Arcivescovado
per procuratore il dì 25 di giugno 1621. Fu dal Granduca Cosimo fatta levata di
gente per tutto lo Stato cavandone alcuni di Pisa quali furono inviati verso
Milano in aiuto degli Spagnoli e del Duca di Mantova e del Re Ferdinando di
Boemia il che fu fatto per mera necessità havendo l'occhio il Granduca sì alla
ragione di Stato, come del commodo de i sudditi. Correndo l'anno 1622 il
Granduca Cosimo passò di questa vita con tanto amatore giusto che non si
sdegniava domandare d'ogni minuzia volendo alcune volte veder da sè le Grascie
li prezzi e molto più haverebbe fatto se la sanità gliel'havessi permesso e non
come alcuni Principi fanno che stimano perdere di condizione per ... in simil
cose. Lasciò il Granduca Cosimo Ferdinando II di età puerile governavano la
serenissima Arciduchessa Madre e Granduchessa Avia con li Tutori e Consiglieri
di Stato quali erano Monsignore Arcivescovo Giuliano Medici, il Signor Marchese
Coloreto già Maestro di Camera et il Signor Niccolò dell'Antella e tutti con
2000 scudi di provvigione. In questo tempo da Madama Cristina fu messo mano ad
un'opera di gran necessità qual'era un Convento per le donne convertite
pigliando il sito vicino all'Arcivescovado dove erano alcune Casette del
Poggibonsi e un tale di Paio et ivi fece il ponte Monastero assai commodo,
concedendoli l'utile che si cava dalla Diacciaia che saranno circa 800 o 1000
scudi di rendita un anno per l'altro. L'anno 1626 per li romori delle Guerre
non solamente in Voltolina ma fra la Repubblica di Genova et il Duca di Savoia,
fomentata dal Re di Francia fu dai Principi convicini preso espediente di
assicurare i loro Stati però di ordine del consiglio di Sua Altezza fu posto
mano alla fortificazione nuova della Città di Pisa, quali furno la sua rovina
sì per l'aria che peggiorò per dua cause l'una per levarsi quelli arbori da
cima che la circondavano e per conseguenza la difendevano l'altra è per essersi
fatto molti paduli e de serpai si aperse a questo effetto la porticciula di S.
Agnese e quella dell'Arsenale perchè più facilamente riuscisse ponendovi tutti
li stiavi a lavorare e quantità d'homini e di donne e si durò parecchi anni che
fu una spesa intollerabile et a questo effetto si messe il sale in molti luoghi
a 16 quattrini la libbra cosa di molta conseguenza e tali bastioni col tempo
vogliano ire in malhora più volte già stati rassetti. Che da poi volevano far
questo era meglio farli più stabili e muragliati sebene il meglio di tutto
saria stato terrapienare le mura della Città e farvi grossi barbacani che
haverebbon dato fortezza a dette muraglie assai deboli oltre che tali bastioni
fussero colti all'improvviso servirebbono per scalare più facilmente e per
fortificarsi all'inimici e se però alcuno dicessi che non era ragion di Stato
il far questo io dico che son tenuti li Pisani così bassi dalla fortuna e
tarpati dalle continue gravezze che hanno non c'è pericolo che li venga questo
pensiero. Nell'anno 1628 fu esposto di nuovo la Madonna del Duomo per la
continua pioggia quale durò molti giorni con un vento caldo che tal novità
impauriva tanto più che nel tempo di 15 giorni non si vide mai il sole che
rendeva gran malinconia, accidente accompagnato da un bisbiglio che se era
sparto per la Città ch'havesse a rovinare il tutto e che una fanciulla havessi
sentito da un Crocifisso il tutto et a molti semplici non era di poco timore; fatta
al solito la processione cessò questo travaglio per grazia della Protettrice
nostra Maria sempre Vergine. In questo tempo fecesi le muraglie del fosso alla
Porta alle Piagge per servizio dell'edificio della Polvere del molino e per
facilitare li scoli delle fortificazioni nuove fu una spesa di molte migliaia
di scudi non riuscendo di quella utilità che si credeva. Non molto doppo
successe un assai spaventevole accidente dandosi di notte tempo fuoco Capannone
dell'Arsenale dove era gran quantità di paglia e per l'appunto tirava vento et
eravvi nella vicina torre gran quantità di munitioni e fuochi artifitiali et il
vento spingeva il fuoco che detta torre pareva situata nel mezzo delle fiamme,
le faville portate dal vento passavano il Ponte vecchio cosa di grande spavento
massime standosi con qualche sospetto di Guerra chi havessi sentito le strida
per le strade e per le finestre stando ognuno in gran pericolo per più rispetti
sì perchè si temeva della torre che haverebbe gettato a terra mezza la città et
anco per il fuoco che sopra i tetti portava il vento e molti de vicini a detto
luogo cominciavano a sgombrare, si dette ne tamburi radunandosi li soldati
della banda per ovviare all'inconvenienti che fussero possuti nascere si chiuse
la porta dell'Arsenale mettendo dentro chi era buono a rimediare e per ultimo
si prese espediente di buttare a terra il tetto di esso Capannone il che fu
fatto con Pezzi di cannone e così fu supito il pericolo e durò tutta la notte
ad abruciare, vi perirno alcuni stiavi quali erano chiusi in torre nè altro
male (con l'aiuto di Dio) vi successe. Di poi fu fatta la Chiesa grande de
Cappuccini di Limosine facendovi un assai bell'Altare grande un tal Ricciardi
mercante ricchissimo di quei tempi e della Chiesa vecchia ne fecero due stanze
per servizio de frati. Nel 1629 si dette principio alla fabbrica del seminario
d'ordine di Monsignor Medici il che fu fatto vicino alla Chiesa a ciò che
restassi più servita, nel quale furno istituiti alcuni chierici di abito
paonazzo e credo che questi havessero origine da Ugo da Fagiano Arcivescovo di
Nicosia nel Regno di Cipro il quale ritiratosi alla Città di Pisa pose a fare
di molte opere pie fabbricando il Convento della Nicosia verso Calci e questo
per memoria del suo Arcivescovado. Istituì ancora 4 Chierici e 2 Subdiaconi a
quali pagavasi il maestro di squola e davasi il vitto andando vestiti di
paonazzo che poi furno ridotti a 6 Chierici domandati di Nicosia dandoli tanto
grano l'anno dispensadoli il vestire paonazzo. Furno dunque li Chierici del
seminario nel lor primo ingresso posti ad abitare in una Casa grande de Corsini
Pisani su la Piazza dello stellino, ma di poi trasportati al nuovo seminario
vicino al Duomo quale fu fatto di molta capacità et assai bello. Nel detto
luogo vi era una fabbrica antichissima detta la Canonica quale serviva per li
Canonici e di poi servì per le donne chiamate le Canoniche che habitorno un
pezzo insieme, fu fatto detta spesa di condonationi di preti e furno annessi
molti beneficij semplici a detto luogo e per loro vitto et è un peccato che
l'Aria impedisca molti che vi metterebbono i figli ad imparare riducendosi
detti chierici a esser la maggior parte del Contado di Pisa. Tralasciavo il
Giubileo stato nel 1625 nel quale molte Compagnie di Pisa incaminorno con buon
ordine all'Anno Santo e fra l'altre quella di S. Giovanni a Spazzavento alla
quale fu fatto più honore di tutte e massime dal Pontefice Urbano VIII quale
mentre fu a studio nella Città di Pisa Scolare, era fratello di detta
Confraternita e mostrò che nella grandezza Pontificia non haveva persa la
memoria del passato non come molti fanno che venendo in grandezza par che sieno
stati de sette dormienti che niente riconoscano nè si ricordino. Nel medesimo
tempo fu dalla Messa de Cappellani del Duomo di Pisa ceduta la Chiesa di S.
Piero in Grado alli padri Reformati Zoccolanti per mezzo e consiglio di
Monsignor Arcivescovo dove prima tenevano un Prete e vi era poca abitazione e
nell'ingresso dei suddetti Padri fu con l'aiuto di Monsignore e di limosine messo
mano alla fabrica del nuovo Convento servendosi delle Rovine di S. Guido come
habbiamo raccontato di sopra. Nel 1629 medesimo li Padri Bernabiti tennero per
alcuni anni le squole della Comunità ma per mancanza di soggetti lasciorno
detta impresa. Furono cavati dalla Città di Pisa per ordine dell'Arciduchessa
alcuni Sepolcri antichi di marmi assai belli, quali erano nel Cimiterio sotto
la Chiesa di Pierino in Vincolis, che servirono per fontane et altri
abbellimenti in Fiorenza, essendo in altri tempi sì avanti come doppo state
trasportate pietre bellissime in porfido e di altro e fra l'altre una mano di
cassette di pietre per lavorare a musaico. Fu preso il possesso del governo dal
Gran Duca Ferdinando II lì 14 Luglio del medesimo anno 1619 doppo di essa tornato
dal suo viaggio che fece da Roma a Loreto e poi a Venezia e trasferitosi di là
in Germania dove per tutto fu trattato da Re di Corona sino dall'Imperatore,
eccettuato che in Roma non già per volontà del Pontefice, ma per la superbia
del Conte stabile Colonna, al quale Sua Altezza cedè in qualche cosa per
rispetto del Papa, ch'haveria hauto modo di mostrarli che differenzia era fra
il Gran Duca di Toscana e lui, benchè poi si pentisse, se doppo il fatto vale
il pentirsi, e nell'abboccamento di una strada mandò poco non vi nascesse fatto
d'arme incontrandosi i Cocchi di Sua Altezza e quello del Conte stabile. Nel
1630 era la Città in qualche sospetto stante l'esito ch'havessi hauto la guerra
di Savoia con Mantova nè li Spagnoli l'Esercito Spagnolo et Imperiale si
disfece con poca loro reputatione dicendo il Conte d'Olivares tornasi Casal e
perdasi Lodi; terminati questi rumori fu sopito ogni timore. Erasi nel medesimo
tempo dato principio alla Cupola del Duomo quale fu ornata di pittura di mano
di Orazio Riminaldi benchè la morte non li detti tempo di finirla subentrando a
tale opera un suo fratello carnale, qual cosa riuscì per due cause di poca
satisfazione l'una per la qualità della Pittura e l'altra per esser danneggiata
molto dall'umidità quale a pena fatta dette segnio di tal patimento,
incominciando non molto tempo doppo a scortecciarsi. Sopraggiunse in questo
mentre il contagio cosa che disfece mezza la Città di Pisa anzi la Toscana
istessa quale principiò nel 1630 verso l'autunno et entrò nella Città in tal
modo che essendo detto male in Fiorenza si era messo le guardie alle Porte ma
per esser la Città .... non si poteva negare l'entrata nè il commercio come
sarebbe stato più necessario; e per questo sendo venuto un fiorentino in casa
di certe povere persone nel quartiere di S. Martino, attaccò il detto male in
quella famiglia che se detto contagio fossi stato a Pisa e non a Fiorenza non
sarebbe forse riuscito anzi senza forse; incominciò nel vicinato di quelli a
dilatarsi a poco a poco et all'improvviso venne in Via Fagioli in una casa di
un tale de Cintoletti che era una famiglia assai numerosa et in 15 giorni
andorono tutti all'altra vita eccettuato una fanciullina si che in breve
sparsesi in tutta la Città, qual cosa quanto terrore apportassi tal novità
ognuno se la può credere, il vedere hoggi un amico vivo e sano et il giorno di
poi vederlo morto, il sentire le lacrime e li pianti de parenti in non poter
darsi aiuto fra loro medesimi senza mettere a pericolo manifesto la vita et era
materia che per alcuni secoli non ve n'era notizia; fu dunque di bisogno
ricorrere a rimedi e da Monsignor Arcivescovo Medici fu dato grande aiuto a i
poveri quale vendè sino la sua argenteria per sostentamento di quelli et
obbligò molto la città nella sollecitudine che mostrò in questa calamità.
Essendo sempre in ogni radunanza del Magistrato fu aperto due Lazzareti per li
appestati, uno in via Nuova nella croce della strada che va a S. Niccolò,
l'altro pigliava nel canto da S. Caterina sino a S. Zeno cingendoli di palancate
a ciò non si potesse riuscire se non da i rastelli; ordinossi medici deputati a
ciò con grosse provisioni quali portavano un bastone in mano per segno a ciò
fussero conosciuti; trovossi religiosi a questo effetto fra i quali erano
Cappuccini et un tal Padre Bernardino Mariani di molta bontà di cui in altro
luogo ne ho scritto la vita quale operò molto opponendosi a molti abusi et
inconvenienti che accadevano in quelle turbolenze che veramente era gran cosa
nel sentire l'infamità che succedevano in tempo che dovevasi chieder perdono,
irritavasi la giustizia divina, fu rubato gran roba in questo tempo ma la
maggior parte ne fecero la penitenza fra i quali racconterò un caso che
successe nella Casa de sopra detti Cintoletti; morti tutti di casa fu abbruciato
sacconi, letti e quelle cose più maneggiate da quelli infetti (siccome era
costume di farsi nelle case infettate dal contagio) riservate l'altre cose fu
sprangata la Porta di Casa al solito visto questo si accordorno tre o quattro
scelerati da me tutti conosciuti che con una tal Ortentiaccia che stava passato
il pozzo alla corna e così entrati a detta Casa di notte posero mano a fare una
cena, e non bastando una volta sola esservi stati, ritornorno pigliando quello
che volsero non vi corse giorni che tutti perirno eccettuato essa donna che
uscì dal Lazzeretto guarita. Li sacconi e materazze che erano rubati per le
case erano sanza numero; si era fatto alcune carrette per portare i morti e le
robe et a questo effetto si erano ordinati alcuni becchini la più iniqua gente
del mondo che ne seppellivano di quelli che non erano anco spirati; li stupri
che successero in quel tempo et in particolare ne proprii Lazzerettii furono
molti, tempo veramente da piangere in considerare tanta strage, homini sopra a
carrette chi rivolti in lensuoli, chi con un piede fuori, stracinando una mano
e chi il capo e non di meno gastigo di tanto terrore non bastava a frenare la
sceleratezza humana che a guisa di animali (come dice David sicut equus et
mulus quibus non est intellectus) imbestialivano ne i gastighi del Cielo;
proseguendo detta Calamità e vedendo che dal praticare si accresceva
l'infetione, fu determinato doversi fare la quarantena stante l'esser difficile
il conoscere chi havessi il male a tanto che ne andava sino all'osteria con il
mal contagio addosso, restistendo per la diversità delle complessioni e altri
potendo esser che infettassero con chi praticava benchè non havessero loro il
male nella propria persona ma fussero infetti i loro vestimenti. Andò dunque il
bando rigorosissimo che nessuno ardissi uscire dalla casa eccettuato un capo
per famiglia con la Licenza però in scritto dal suo Capo di Strada, essendosi
eletti molti Cittadini dal Magistrato predetto a i quali fu assegnato una
quantità di case et a quelle andavano ogni mattina con uno o due homini a farli
provedere di quelle cose necessarie e dare a i poveri il sussidio che dal Conte
li era somministrato ch'era la quantità di un Giulio il giorno agli homini sei
crazie alle donne e sei a i ragazzi lasciandosi però andare alcuni a lavorare
in luoghi particolari et a questi non davasi il sussidio. Era provisto dal Capo
di Strada d'ogni lor bisogno di pane e vino e d'ogni altra cosa necessaria.
Haveva obbligo da vantaggio quel cittadino a ciò eletto a farseli venire avanti
ogni mattina si poveri come ricchi per vedere se erano sani e se conosceva si
sentisse alcun male comandava fussi portato al Lazzaretto, molti sforzavansi
d'occultarlo per non esser mandati a detto luogo. Erasi fatto ad ogni strada un
altare dove si celebrava messa ogni mattina in modo che ciascuno potessi vedere
dalle finestre o dall'usci e ponevansi lampioni per amor del vento che non
spegnessi il lume et un cristalo per sopra al Santissimo si predicava ancora
per le strade da un Padre Cappuccino e da Padre Bernardino; in queste occasioni
fecesi bellissimi Altari tanto che si dette nell'eccesso e bisognò proibirlo,
poichè servivano per stare a trattenimento a quei vicini e di quei pochi che
potevano andare per la Città e passò tanto oltre la temerità di alcuni che non
si vergognorno di cantarvi maggio; si seppellivano li morti in più luoghi fra
l'altro a S. Zeno dove vi era una cisterna squisitissima che da quei becchini
fu ripiena di cadaveri e fu gran cosa che quello che fu il primo a gettarci i
morti fu l'ultimo a sigillarla con il proprio corpo. Seppellivansi in un campo
fuori della Porta a Lucca vicino alla Chiesa di S. Lazzaro hoggi demolita, dove
sono ora le fortificationi; sono ancora alcuni sotterrati in Campo Santo in
casse di piombo quali per esser persone di qualche consideratione e per tanti
preghi vi furono sepolti benchè temessero che in processo di tempo nell'aprirle
potessero fare qualche novità, il che io non credo perchè in tanto tempo si
purgherebbe altro oltre che fra detti cadaveri si in compagnia ancora era
solito mettervi della calcina. Fu esposta per detto contagio la Madonna del
Duomo correndo il 1631 con l'assistenza dei Magistrati della Città e li dodici
Governatori della Città e numero 60 Cittadini con le corazze a cavallo avanti
et i soldati della banda essendo vietato agli altri il potervi intervenire
dalla quale esposizione se ne riconobbe molto sollievo poichè in tale stagione
era un caldo che faceva infiacchire le genti contro il dover del tempo essendo
di dicembre levossi tempo fresco e s'andò sempre migliorando. Fu fatta la
comunione il giorno di Pasqua alle Porte delle Case di ciascuno da suoi Curati
in tempo di quarantena. Nel tempo del contagio facevasi odori per le case e fu
in pratiche quando passavano le carrette con i morti et alcuni chiudevano le
finestre e da molti fu fatto de forni per le case et ogni cosa possibile per
fuggire il commercio di fuori ognuno si riguardava dal compagno et alcuni
l'havevano per male chi fino nelle case de cittadini se uno li sentiva un poco
il capo subito si ritirava da sè in luogo appartato sino si vedesse che male
fusse che son cose che chi non le vede difficilmente le crede. Terminò con
l'aiuto di Dio e della Vergine Santissima tale gastigo sopra a due anni. Morse
in questo tempo l'operaio Ceuli quale veramente di gran cose come dalle sue
Arme si vede nel che ricevè biasimo et successe a questo Francesco della Seta
quale dette fine al ricco paramento di velluto già messo in opera dal Ceuli,
addobbo di gran prezzo essendo trinato d'oro senza risparmio, che arrivò al
prezzo di 18000 scudi. Dal Padre sopraddetto Bernardino Mariani Pisano fu
principato e poco dopo terminato, il monastero di S. Teresa nel quale racchiuse
Donne pubbliche convertite come habbiamo detto nella sua vita, fu al detto
Monastero lasciato buon eredità da un tal Cosimo Fantini Pisano mercante di
seta con il quale mezzo fu ridotto a clausura e ridotto poi in buono stato. Nel
1634 vedendosi le continue tribulazioni che così socessivamente venivano alla
Città e dubitandosi che ciò potessi venire per gastigo dell'antica colpa
commessa da Pisani contro a Santa Chiesa nonostante nel 1566 sotto Clemente
VIII fusse stata richiesta dalla città di Pisa l'assoluzione di tal peccato
.... essendo stata ribenedetta che volsero di nuovo ricorrere alla felice
memoria di Urbano VIII per mezzo ... Arcivescovo al quale fu concessa piena
autorità di fare tal benedizione, come seguì nel seguente modo. Fu mandato il
bando nello Stato di Pisa intimandosi li giorni statuiti a questo effetto che
furno tre giorni festivi il primo giorno si andò processionalmente fuori della
Porta a Lucca nel luogo che hora è S. Lazzaro facendovisi un palco con una
scalinata dove salì Monsignore Arcivescovo con i canonici, vestito
pontificalmente eravi un bellissimo apparecchio di argenti e paramenti
seguivano tutti i Regolari accompagnati dalla Banda dei soldati con assai
bell'ordine e vestiti assai bene et in particolare li comandanti fermossi il
Popolo (quale era numeroso) in tal luogo e fatto alcune funzioni funno
benedette le compagnie dall'Arcivescovo; fecesi il simile il primo seguente
giorno di festa fuori della Porta S. Marco e la terza volta fu nella Piazza del
Duomo; il palco fu fatto sul canto degli scalini del Duomo in luogo che veniva
ad essere il mezzo della Piazza e questa fu una bellissima vista il vedere
tante migliaia di persone in luogo sì aperto essendovi concorso tutto il
contorno e quivi fu benedetto il popolo facendosi molte allegrezze con salve di
moschetti e tiri di gran quantità di mortaretti. Sebbene secondo il mio
giudizio non pareva che havessero trovata la causa per la quale venivano li
castighi di Dio poichè i proprij peccati sono quelli che cavano li castighi
dalla mano di Dio perchè secondo quello che è sotto filius non portabit
iniquitatem patris et in altro luogo anima quae peccaverit ipsa morietur, non
essendo li peccati de nostri antenati quelli che ci apportano tali calamità, ma
li proprij e che secondo quel detto de naturali remota causa remarcatur
effectus per in sino che non si lascia l'oprar male et il vivere con tanta poca
religione come si fa nella città di Pisa, non sono per mai restare li flagelli
di SDM. Nella quale materia molto ci sarebbe da dire e sarebbe forse cosa più
utile che le istorie l'esagerare i costumi dei nostri patriotti.
In questo nuovo anno l'Arciduchessa partì per la Germania portando seco molte
ricchezze che le fu facile per l'havere il maneggio e per essere il Granduca
giovane andò Monsignore Arcivescovo di Pisa ad accompagnarla benchè morissi avanti
l'arrivo all'imperio e per essere tanto innanzi volsero che tutto il carraggio
passassi avanti che fu la rovina di questo Stato del che se ne fa puntuale
penitenza. Vedendosi che li figli nella Città di Pisa non erano portati avanti
negli studi da quei soggetti che si trovavano di parte si pensò dover
introdurre li Padri delle Squole Pie et a ciò fare fu dal Comune comprata una
casa di un cittadino pisano de Santoregolo per habitazione di quei Padri a i
quali assegnorono scudi 600 di provvigione la qual cosa fu di poco buon
pensamento non havendo quella religione soggetti capaci per continuare si come
si è vista che è stato bisogno tenere alcuni di continuo e mancando come si
crede la religione bisognerà pigliare altro partito e per insino che la Città
non fa resoluzione di introdurvi li Gesuiti come si trattò a tempo di
Ferdinando vecchio mai è per haver soggetti et a posto di scudi 400 vantaggio
si tralascia un'opera tanto buona sì come ancora per la disunione de cittadini
che mai s'accordano a fare cosa buona, che è proprio la disunione l'eredità de
Pisani come ne tiene fresca la memoria la Repubblica di Venezia, quale quando
si raduna si ricorda la sopradetta disunione de i Pisani; se sia vero non lo so
almeno corre questo dettato. Fu fabbricato in questo tempo da li padri
certosini un assai suntuoso Claustro ma per fare menzione di questo luogo dirò
come fu fondato da un nobile Gambacorti pisano dal quale fu arricchito di
grosse entrate et hoggi arriva a 15000 fiorini l'anno; è in un bellissimo sito
collotato e d'aria ottima chiamato la Valle di Calci. É fatto dunque detto
claustro di marmi bianchi finissimi con una fonte in mezzo ornata di diverse
pietre d'uccellami e di statue, cosa di troppo lusso e piaccia a Dio che detto
Padri non ne habbino a render conto a Dio, poichè è una spesa superflua et una
ostentatione di vanità, arrivando la spesa di detto Chiostro circa a 60000
scudi che a mio giudizio è più bello assai di quello della Certosa di Roma
cedendo solo in quanto al disegno, poichè la volta di questo di Calci resta
assai stretta alla proportione della longhezza del Chiostro e se tale spesa
l'havessero impiegata in una chiesa sarebbe stata più lodata e più accetta a
Dio e l'essere stata fatta detta fabbrica in tempi tanto calamitosi che i poveri
si morivano dalla fame pareva più conveniente soccorrere i poveri che fare tale
spesa che io gioro certo che a chi havesse sentimento di religione muoverebbe
lacrime e il vedere dove vada il fasto monastico per parlare con ogni modestia,
sapendo ancora io che nella Tebaide (dove ha origine detto istituto) che da
alcuni fu fatto fabbriche grandi e con ogni comodità per dare occasione a i
Monaci di stare più volentieri, ma al sicuro non si leggerà che havessero nè
pavoni nè colonne di quella finezza nè pavimenti intarsiati. Nell'anno 1634 fu
fatto un lascito alla comunità di Pisa da un Cittadino Pisano nominato Antonio
Bartaloni Seppia a ciò si corressi un Palio di valuta di scudi 50 mentre nella
festa della città che è al dì 15 di agosto, lasciando in arbitrio alli Priori
il modo di correrlo, da quali fu stabilito fussi fatto con le fregate in Arno.
Lasciò il rimanente del suo in utile del ..... come fa di 20000 scudi incirca
alla Casa della Carità opera molto necessaria per alimentarsi in detta casa
povere orfanelle, al sostentamento delle quali non bastava quelle poche entrate
che riteneva detta casa con l'elemosine che facevano; fece altri lasciti fra i
quali un altare nella Chiesa di S. Niccola assai ricco quale azione tanto più
fu lodata quanto meno è ordinario in Pisa il vedersi simili azioni. Ha detta
pia Casa della Carità sei cittadini eletti dal Comune per sei anni quali si
chiamano con il nome di buoni homini et hanno cura di soprintendere alle povere
fanciulle poste in detto luogo sotto l'obedienza di un custode ammogliato;
hanno li medesimi buon homini obbligo di visitare le prigioni et in particolare
le Segrete per rimediare all'inconvenienti et aiutare quei poveri prigionieri
con pregare per detti appresso l'Auditori e soccorrere a loro bisogni con farli
somministrare (bisognando) dalla Pia Casa della Misericordia aiuti et a questo
effetto mutavasi spesso acciò toccassi ad ognuno delle fatiche e del merito di
tal opera pia ma di presente l'hanno ridotti a quattro cittadini per durare a
vita nè visitano più le prigioni cosa di gran vergogna appo al mondo e di gran
mancamento appo a Dio. Nell'anno 1637 si espose la Madonna del Duomo nel solito
modo per la malattia del Monsignor Arcivescovo quale trovavasi infermo nel
Palazzo del Commissario habitato dal Marchese Santo Angelo suo fratello
dichiarato all'hora Governatore di Pisa e questo fu di dicembre et arrivò la
processione fino al Piaggione passando da S. Martino e di lungo Arno; piacque a
SDM tirare a detto Arcivescovo Giuliano de Medici tanto bene affetto di questa
città al quale successe Monsignor Scipione d'Elci de Conti Pannocchieschi di
Siena già vescovo di Pienza. Nel medesimo anno successe nuova disgrazia alla
città di Pisa che fu la rovina di Ponte Vecchio successa a hore 23 incirca di
gennaio alli 9. Il che fu danno notabile per città come si dirà a suo luogo la
mattina seguente della sua rovina accostandosi molti troppo curiosi sopra
l'avanzo di un arco cascando detto residuo di arco cascorno molti nel fiume
alcuni se ne salvarono restandovene pericolati da 25 in 30 incirca, i nomi
delli non ve n'è notizia per esser stati la maggior parte di essi forestieri e
gente ordinaria. Si passava in questo mentre con barche e subito si messe mano
a farlo di legno per il commercio della città; non corse molto tempo si prese
partito di rifarlo e per questo effetto si pose un aggravio sopra l'estimo de
Beni e sopra le Teste per quelli non havevano stabili et a questo effetto
presesi denari ad interesse dal Monte di Firenze; fu condotto gran quantità di pietre
e dato principio a lavorarle. Nel 1639 si rimesse mano a proseguire le
fortificazioni verso la Porta a Lucca per sospetti di guerra et mandossi a
terra la Chiesa antichissima di S. Lazaro e suo spedale qual fu rifatta nel
luogo che è di fronte su la strada medesima di Lucca e fu guasto l'Albereto che
in vero all'hora l'andare fuori delle Porte era una ricreatione oltre che prima
giudicarno ancora all'aria difendendo la Città dai venti. Fu stabilito dal
magistrato di nuovo eretto per la fabbrica del Ponte doversi far detto Ponte
con li soliti archi havendo fatto venire un Ingegnere Venetiano et a questo
effetto fecesi molte palancate doppie terrapienate la qual cosa vedendo che non
poteva riuscire per non si poter rasciugar l'acqua l'Ingegnere prima detto
sotto pretesti di alcuni interessi essendosi allontanato fu proposto nuovo
Architetto che fu un tal Bartolotti fiorentino e questo havendo persuaso che
sarebbe stata cosa assai buona e riuscibile il farlo di un arco solo esibendosi
con molta certezza al che voltandosi gli animi de i Pisani si principiò nuovo
disegno massime desiderandosi che venisse di contro alle Logge de Mercanti
quali all'hora erano occupate da alcune Case nelle quali vi erano le Prigioni e
Botteghe che tutte furono gettate per terra e poi furono rifatte contigue al
Palazzo del Commissario; fu necessario similmente dall'altra parte mandare a
terra molte botteghe un casamento grande de Galletti dove si durò molta fatica
per esser stato necessario far di gran fosse per gettarvi li fondamenti del
Ponte quali dovevano esser grandissimi per esser li fianchi di tutto l'arco; fu
trovato fra detti fondamenti molto argento vivo nè si arrivò la cagione
facendosi molti pensieri in che maniera potessi essere fra detta terra et il
mio sarebbe che fussi stato un presagio del gran denaro che ci saria voluto.
Dal medesimo casamento dei galletti si cavò l'immagine della Madonna che si
ritrova in sotto alla quale era dipinta una parete in cima di una scala che fu
posta in detta Chiesa che serviva per arte de Magnani e col tempo ridotta in
quello stato per le gran limosine che ci fu fatto anzi il meglio sarebbe stato
se le cose di Pisa non terminassero sempre a detto modo essendo stato speso le
migliaia di scudi a capriccio di un povero bottegaio che potevasene fare un
capitale e fondarvici una dozzina o più di Messe in perpetuo che l'averebbono
resa la più frequentata Chiesa di Pisa per la comodità del sito e per la
quantità delle Messe che più di ogni altra cosa alletta il popolo di poi in
processo di tempo havendo il continuato concorso si sarebbe possuta abbellire
quanto fussi piaciuto e non sarebbe riuscito, com'è riuscito, e nel diradar le
Messe per mancanza delle elemosine è mancata la frequenza di quando si è
gettato via il tutto, hanno rimediato a quanto occorreva. In questi tempo
crebbe la Gabella delle farine sino a nove crazie per sacco di grano e non vi
andò molto salì a dodici quale fu messa sopra a tutti generalmente. Ne medesimi
anni salirno le Gabelle del Vino delle Grasce arrivando il vino sino a sedici
soldi per soma e successe molti Appalti di Tabacco Acquavite carne et d'altro
che resero un tempo calamitoso facendo conoscere li tempi passati. Nel 1643
fecesi al campanile una ringhiera di marmi per maggior bellezza. Alli 2
d'Agosto del medesimo si espose la Madonna del Duomo al solito per il felice
parto della Serenissima Vittoria della Rovere Gran Duchessa quale seguì
felicemente del Gran Principe Cosimo. Fu l'anno 1644 principio di molte miserie
per tutta la Toscana che se prima andavano le cose male cominciorno andare di
male in peggio. Nacquero le differenze fra Parma e la Chiesa nelle quali
essendovi entrato il Gran Duca di Toscana e li Venetiani incominciossi in Pisa
a far gente dove comparve Cavalleria Alemanna e quartierorno per mesi in detta
Città e le Bande di Pisa furno mandate quanto a Siena a Citerna et in altri
luoghi secondo il bisogno; furno comandati questi tutti nella Città andando
senza paga e perchè la città non restassi sprovvista si provvide con soldatesca
forastiera. Successe nella città di Pisa molti inconvenienti di latrocinij e di
bestemmie contro la Chiesa e la persona del Papa si sparlandosi pubblicamente e
per le botteghe di maniera che era un'infamità e questo non era secondo la
volontà del Principe quale hebbe a proibire sino sotto il campo a Perugia pena
la vita a chi sparlava de Papalini che non vi fu dunque maraviglia se di poi
s'è visto diluviare i gastighi di Dio sopra la Toscana e particolarmente sopra
a Pisa che dal Gran Duca per giusto giudizio di Dio hebbero il ben servito
imponendosi fatta la Guerra nuove gravezze oltre a quelli che andorno in
malhora per la mortalità che seguì di poi nell'anno 1645 e 1646 essendo chiare
quelle parole che dice la scrittura nolite tangere Cristos meos nè la lor
malizia haveva scusa alcuna poichè havevano a obedire non potendosi far di meno
e tacere con la lingua; fu portata di alcuni nella città di quella rubata in
Guerra quale fece come il fuoco mandando le case in rovina dove entrò che fu
cosa palpabilissima. Nel medesimo anno accadde la nuova rovina del Ponte che si
fabbricava havendo ceduto la centina per il grave peso dell'arco essendoci
buona parte di pietre quale poteva essere alla metà del suo essere perfezionato
qual danno fu più di 100000 scudi perdendosi la maggior parte delle pietre e de
legnami e fu buona cosa che successe nel far del giorno che non vi perì alcuno
e la sera avanti haveva cominciato a inclinare grandemente. Aggiustatosi con la
Chiesa ogni differenza incominciò nell'anno 1645 una grande carestia qual crebbe
molto più per una improvvisa grandine venuta di notte di tanta grossezza che
essendo del mese di settembre gettò a terra tutta la vendemmia e nella città
mosse tanto spavento che parve il mondo fracassasse cosa che rese la terra e
gli alberi sì sterili che per quattro anni mai ritornò in essere la campagna e
fu cosa da piangere e andare a letto li poveri contadini con una campagna piena
di miglio e saggina e tant'uva e quantità d'ogni bene e levarsi nè anco vedere
le foglie degli alberi havendo la grandine trebbiato e distrutto ogni cosa. Fu
la città di Pisa habitata dal Gran Duca Ferdinando per alcuni mesi all'anno
massime allettato dalla diversità delle cacce che quivi si trovano et a questo
effetto fu fatto in questo anno la conserva dei conigli nella campagnia con
haver fatto una palancata di spesa di molte centinaia di scudi alla cura dei
quali fu fatto venire un francese con grossa provisione e non molto doppo fu
fatto la fagianaia vicino alle mura fuori della Porta nuova mostrando detto
Principe una straordinaria inclinazione alla caccia di maniera tale che alcune
volte giunto a Pisa il medesimo giorno è uscito in compagnia con durare i mesi
continui senza tralasciare giornata benchè cattiva trattenimento honesto di un
Principe tuttavia non lo rendi alieno dal governo. Non molto doppo successe
nuova tribolazione che fu il sospetto di Guerra nella venuta de francesi alla
sorpresa di Orbetello e altri convicini porti del Re di Spagna e havendo li
francesi preso Piombino e Porto Longone con gran fatica et essendo a i Confini
dello Stato del Gran Duca cioè a Campiglia e dubitandosi di poco buon affetto
per parergli che il Gran Duca fussi stato partiale degli Spagnoli e per altre
vecchie pretentioni che la verità è che il Gran Duca in questo fatto fece ad'ambe
due le parti cortesie estraordinarie sebene forse se non era il suo aiuto
cadevano tutti li Porti in mano de francesi, qual cosa faceva una certa
grossezza; fu dunque mandato verso Campiglia buon numero di cavalli per
proibire le scorrerie rubando la campagna com'è solito delle soldatesche benchè
amiche; aggiunse al sospetto che si haveva che parte dell'Armata posesi
dirimpetto alla Città havendo dato fondo alcune navi al lido del mare cosa che
se n'avveddero li nostri tardi doppo due giorni, che se havessero voluto far
niente li sarebbe riuscito essendo ogni cosa allo sprovvisto et a pena
riconosciuto i legni fu spedito le Corazze di Pisa a batter la Marina per
vedere l'esito che veramente non si penetrava quello potessero fare in detto
luogo; posesi la sentinella nel Campanile del Duomo li Corpi di Guardia alle
Porte si armò le mura d'Artiglieria sendovisi fatto le scale ad ogni tanto alle
mura e resarcitole ponendosi alcune cassette piene di terra fra li merli d'esse
mura. Nella città si erano date l'Armi ad ogniuno facendoli praticare sopra la
Piazza di S. Caterina e altrove, che era cosa da ridere vedere homini vecchi e
gente d'ogni conditione con arme che per molti anni non havevano visto aria;
fecesi a questo effetto molti Caporioni assegnandoli il posto delle mura da
guardare in ogni caso di bisogno fu fatto Corpo di Guardia a S. Niccola nelle
Case dell'opera del Duomo et in diversi luoghi; presero l'Arme i Dottori
Leggenti e tutti li scolari facendo la mostra e stavasi da tutti in ordine aspettando
l'inimico con più coraggio che forze terminò così la cosa e non fu altro se non
una buona spesa per i resarcimenti delle mura per tante scale di legnami. In
questo medesimo tempo fu introdotto l'avemaria dell'agonizzanti da un tal P. F.
Francesco Cappuccino Pisano Predicatore all'hora nel Duomo di molto valore.
Accadde nuova tribolazione di una estraordinaria inondazione quale allagò il
piano di tal sorte che non ve n'è memoria si che in molti luoghi fu necessario
soccorrere li poveri contadini, mandandosi dal pubblico di vivere con navicelli
per le prati si andava a Livorno per barca; accidente che aggravò talmente la
carestia che l'anno a venire non essendosi ricolto e non potendosi seminare
arrivò il grano a quaranta lire il sacco il maggio prezzo il miglio a lire
ventidue la farina di castagne a lire ventotto per alcuni luoghi per la fame
penarono dell'erbe che macinavano e molti vivevano più d'erbe che altro; fu
introdotto nella città un pane detto Marocco che veramente haveva il nome e i
fatti e non di meno li poveri che mangiavano detto pane camporno più de ricchi
quali non sentivano la carestia per le case loro; essendo stato gran mortalità
in questo tempo nelle migliori case il mantenere li contadini era cosa grave e
fare altre spese ordinarie di maniera che per un verso o per l'altro non vi
restò chi non sentisse i flagelli del Cielo. Nello spatio di due anni che
furono il 1648 e 1649 si spensero più di quindici case di buoni Cittadini,
morsero parte dei Capi di Casa gran numero di Dottori Leggenti che pareva che
l'uno chiamassi l'altro e vi era qualche dubbio d'infetione d'aria. Vedendosi
la Città in stato tale che spessissimo si trovavano poveri morti per la strada
e da macelli e sotto le loggie e questo succede per la fame mangiando alcuni della
sembola; fu dal Comune provisto a questa calamità benchè a molti non paressi
ciò ben fatto come si vedde chiaramente poichè presosi partito di racchiudere
tutti i poveri mendicanti nella strada delle tiratorie facendovi rastelli a ciò
non potessero uscire posero alcuni quali dispensassero il vivere con
l'assistenza di un cittadino davasi due pani il giorno per ciascuno assai
commodi di grossezza e bontà vino e minestra ma non vi andò molto che lo stare
racchiusi (essendo i poveri pieni di mal odore) ne cominciò a morire gran
numero nè si sapeva dove metterli perchè lo Spedale in quel tempo haveva tutti
i letti raddoppiati che più non ve ne capiva; le stanze delle tiratioe erano
incapaci e per la strettezza morivano molto più si che andatoci io una volta a vedere
trovai venticinque o trenta poverelli sopra i sacconi chi moriva a chi si
raccomandava l'anima senza nè medico nè rimedi et anco sto per dire senza
Sacramenti, se la carità del P. Bernardino Mariani già nominato non havessi
supplito dove cavò la morte. Fu questa cosa mal pensata perchè venivano ogni
giorno forestieri tirati da questo aiuto e li poveri della patria per le case
si morivano di fame che meglio saria stato dare da lavorare a poveri quali in
quel tempo non trovavano da travagliare e pagarli bene, a ciò potessero vivere,
in particolare le donne che a quel modo racchiuse stavano senza far niente. Fu
un anno che alleggerì la città di poveri ma li ricchi non risero poichè non si
vedeva altro che bruni per la città. Gran perdita fu per i poveri l'assenza
dell'Arcivescovo quale era di già andato Nunzio a Venezia potendo sovvenire
molto anzi dovendo per la buona rendita che ha detto Arcivescovado. Di poi fu
introdotto nella Chiesa di S. Niccola di Pisa la devozione per l'agonizzanti
con esporre ogni Martedì sera il Santissimo cosa di molta utilità per essi e il
motivo fu di un tal ..... da Foligno homo di molta bontà e sapere havendo
istituito a tale effetto la compagnia detta degli Agonizzanti. Fu dismesso dal
Gran Duca due galere per diversi rispetti et ancora licenziate molte maestranze
nell'Arsenale di Pisa e molti vantaggiati e marinai di Livorno che fu la rovina
di molte povere persone. Nel 1650 fu rassettata la piazza di S. Francesco e
abbellita di porte e ferramenti d'intorno a essa. In questo Anno Santo non andò
a Roma nessuna compagnia di Pisa che per altri anni santi non è successo ma
l'essere state l'annate si brutte credo habbi cagionato questo, sì per la
carestia come per l'infermità et altro. Nel medesimo anno successe la caduta
del Monte di Pietà di Firenze mettendosi a soldi 4 per cento rifacendosi a
ciascuno le Patenti poco doppo pagonno a 3 per cento con la medesima patente e
ancora quelli malamente si ........... il che ha cagionato a molti della città
gran danno. Terminossi il medesimo anno la Chiesa della Madonna detta
dell'Acqua posta fuori della Porta Nuova la quale fu così chiamata poichè
nell'anno della sopradetta inondazione fu ritrovata essere nell'acqua del fosso
chiamato è vicino alla pila del ponte che è sulla strada di Pietrasanta già un
pezzo fa riunita insieme con una cappellina che era sopra detto ponte. Di
questa immagine benedetta si sparse voce nel volgo che apparisse una donna a
una fanciullina e che li dicessi che se volessero essere liberi dall'acque
cavassero un'immagine della Vergine che era in quell'acque del fosso e che
detta donna sparisse, della qual cosa non ve n'è certezza bene vero che è cosa
meravigliosa che detta immagine stata tanto tempo nell'acqua et in quelle
rovine si fussi mantenuta sì bene come si vede essendo di terracotta alla quale
da ogni banda correvano compagnie et altra gente con molti doni e limosine con
le quali si è fabbricato detta chiesa dall'Uffizio de Fossi per essere il sito
di sua giurisdizione. Fu dalla città di Pisa hauto sempre in costume un gioco
chiamato del Ponte ereditato dai loro antenati; gioco di molto sapere e valore
......... (credo io) per esercitare alla bravura i cittadini havendo del
guerriero perchè mediante la caduta del ponte già detto si era restato privi di
tal trattenimento et essendosi stato alcuni anni con speranza del nuovo ponte e
vedendosi la cosa andare in lungo inpazienti volsero provvedere a fare a piedi
del già rovinato ponte dove al meglio che si potè si andò continuando per ogni
anno detto gioco sì per non perdere ancora il modo di combattere. Nell'anno
1651 venendo un tale fiammengo alla città di Pisa e considerando quanta molta
compagnia fusse soggetta all'acqua propose al Gran Duca di poter secchare
alcuni Paduli fra i quali quello di Vecchiano, come di già poco tempo fa si era
esibito, voler seccare lo Stagnio che è fra Pisa et Livorno, alla qual cosa
condiscendendo il Gran Duca, massime obbligandosi di fare il tutto a sue spese
con che per un tempo fussi principe di detto terreno e a questo effetti dicesi
che sborsassi quantità di denaro e che aspetta passare in Fiandra per condurre
la gente a questo effetto. La vigilia di Ognisanti di questo anno successe un
grande incendio nella chiesa di S. Caterina quale accadde per una torcia male
spenta che fu lascita nel coro e se non era un baldacchino di legname che era
sopra l'altar maggiore quale prese fuoco era impossible che per l'altezza
potessi far male; fu detto incendio di mezzanotte e per essere posati li tegoli
sopra ad'asse di legname assai vecchi fece come se fusse stata stoppa et in
brevissimo tempo consumò il tutto, che non si salvò nemmeno il santissimo et
una sola tavola dell'altare di casis Vecchiani cavata per rassettarla rimase;
si salvò la Madonna del Rosario per essere sotto la volta a che si fu a tempo a
cavarla essendo stata rotta la muraglia della Cappella Vecchia del Rosario in
altra maniera non si poteva entrate; la maggior parte delle pietre degli altari
chi più chi meno si guastorono; si salvarono le vetriate eccetto quella grande nel
coro veramente bellissima storiata tutta all'antica quale dovevasi salvare per
essere sotto alla volta ma le fiamme delli seggi del coro la fecero rovinare.
Nel 1652 fu restaurato il campanile del Duomo essendosi mutato più di 60
colonne fu resarcito parte delle gradole del Duomo e mutato molte colonne al S.
Giovanni per di fuori; fu fatto la coperta al crocefisso sopra alla porta di
Camposanto spesovi a questo effetto circa a 200 scudi per la devozione che il
popolo haveva a detto crocefisso; havendo l'operaio della Seta fatto in suo
tempo gran restaurazioni in tutte questo quattro macchine havendo hauto mira
all'utile della chiesa e non al fare dell'arme come è solito di molti. In
questo anno al primo d'agosto fu dato principio alla visita delle secrete e
carcere dalli fratelli di S. Francesco detto delle Stimmate havendo ottenuto la
grazia dall'Altezza serenissima (essendo stata da me scrittore motivata questa
opera) con andare ogni 15 giorni due fratelli de più principali assistendo io
medesimo qual opera era molto necessaria in questa città tralasciata
dall'Arcivescovo Medici in quà e con pensiero ancora che non habbia a duarere
molto per la renitenza che trovo in molti miei patriotti alienissimi dalle
opere della misericordia. Dal medesimo oratorio fu istituito tre anni sono
l'accattare il Martedì per i prigioni andandovi buon cittadini a questo effetto
a detto oratorio cammina di punto con molta honorevolezza e fervore se sia per
durare Dio lo sa, cavandosi con le suddette elemosine molti prigioni e sovvenendoli
di pane ogni Venerdì mattina alle quali cose se si risolvessero li pisani una
volta a voltare l'animo vedrebbono che Dio benedetto prospererebbe la città di
Pisa e non giornalmente regnerebbono tante calamità. Era solito da gran tempo
in qua fare due fiere in Pisa l'una del mese d'aprile e l'altra alli 15 di
settembre durante ciascuna 15 giorni con franchezza della gabella alle
mercanzie, qual fiera da pochi anni in qua è calata rispetto a i corsali et
alla ricrescita di due terzi di gabella al porto di Livorno accidente che ha
pregiudicato in qualche parte alla piazza di Livorno. Con l'occasione della
lunga dimora che fa il Serenissimo Principe nella città di Pisa in tempo
d'inverno fu dichiarato dal medesimo Gran Duca alcuni cittadini pisani gentilhomini
di camera di Sua Altezza quali furono il conte Francesco Galletti, il priore
Francesco della Seta, il già cavaliere Albizzo Lanfranchi, il commendatore
Francesco Lanfreducci essendo stato dichiarato più tempo fa in maiordomo della
serenissima casa è ricevitore da forestieri nella città di Pisa commissario
Campiglia.